Parigi, o cara è un film commedia del 1962 diretto ed interpretato da Vittorio Caprioli con Franca Valeri.
Trama - A Roma, in un giorno di pioggia, la prostituta Delia Nesti si ripara nel portierato di un amico che mettendo le mani nella sua borsetta, ne ritrova la lettera del fratello da anni emigrato a Parigi. Questi chiama il numero di telefono che trova sulla missiva, mettendo così in contatto i due parenti che non si sentivano da tanto tempo. Questo elemento rappresenta il punto di partenza che porterà Delia a Parigi, ma altri ne seguiranno, come a voler indicare a Delia che è il destino stesso a volere il suo viaggio nella capitale francese. Vediamo Delia vivere la propria vita a Roma sbrigando le sue faccende quotidiane: andare dalla parrucchiera per cambiare il colore dei capelli, incontrarsi con le colleghe che le snocciolano consigli sulla loro professione, concludere surreali contrattazioni sotto un lampione con i propri clienti, riscuotere gli interessi sul denaro prestato a strozzo e così via. Improvvisamente, senza dire niente a nessuno e lasciando solamente una lettera alla portiera del proprio condominio, Delia parte per Parigi.
Ad accoglierla alla stazione della capitale francese c'è il fratello Claudio, che Delia scopre essere omosessuale. Nella ville Lumière il sogno della tanto agognata grandeur parigina ben presto svanisce davanti ad una realtà squallida, fatta di vicoli bui e desolati, anguste scale a chiocciola, muri scrostati e mansarde con finestre murate. Delia infatti viene ospitata da una signora di origini italiane, sposata ad un podologo cinese e con un figlio pugile e non riesce mai a raggiungere il fastoso centro di Parigi, soprattutto la tanto sospirata Place de la Concorde, rimanendo confinata nella periferia della città. Né ogni tentativo di Delia di mettere in piedi un proprio giro di clientela di alto rango ha fortuna e Delia finisce per ritornare a Roma sposata al pizzaiolo Avallone e aprire con lui una pizzeria.
Trama - A Roma, in un giorno di pioggia, la prostituta Delia Nesti si ripara nel portierato di un amico che mettendo le mani nella sua borsetta, ne ritrova la lettera del fratello da anni emigrato a Parigi. Questi chiama il numero di telefono che trova sulla missiva, mettendo così in contatto i due parenti che non si sentivano da tanto tempo. Questo elemento rappresenta il punto di partenza che porterà Delia a Parigi, ma altri ne seguiranno, come a voler indicare a Delia che è il destino stesso a volere il suo viaggio nella capitale francese. Vediamo Delia vivere la propria vita a Roma sbrigando le sue faccende quotidiane: andare dalla parrucchiera per cambiare il colore dei capelli, incontrarsi con le colleghe che le snocciolano consigli sulla loro professione, concludere surreali contrattazioni sotto un lampione con i propri clienti, riscuotere gli interessi sul denaro prestato a strozzo e così via. Improvvisamente, senza dire niente a nessuno e lasciando solamente una lettera alla portiera del proprio condominio, Delia parte per Parigi.
Ad accoglierla alla stazione della capitale francese c'è il fratello Claudio, che Delia scopre essere omosessuale. Nella ville Lumière il sogno della tanto agognata grandeur parigina ben presto svanisce davanti ad una realtà squallida, fatta di vicoli bui e desolati, anguste scale a chiocciola, muri scrostati e mansarde con finestre murate. Delia infatti viene ospitata da una signora di origini italiane, sposata ad un podologo cinese e con un figlio pugile e non riesce mai a raggiungere il fastoso centro di Parigi, soprattutto la tanto sospirata Place de la Concorde, rimanendo confinata nella periferia della città. Né ogni tentativo di Delia di mettere in piedi un proprio giro di clientela di alto rango ha fortuna e Delia finisce per ritornare a Roma sposata al pizzaiolo Avallone e aprire con lui una pizzeria.
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