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Venezia, 11 lug. (askanews) - "Come nella fiaba della bella addormentata nel bosco c'è addormentamento, sonno, quindi sogno e risveglio. Nella fase del sonno e quindi del sogno, le belle addormentate, perché sono più d'una, cioè sono più persone che sono immesse nella stessa condizione di minoranza e di contagiosità, di essere relegate in un campo. esiliate dal resto del mondo e nel dover recitare una parte, di dover recitare una parte, in questa situazione di sonno, queste addormentate, siccome sono tutte nella stessa condizione, sognano di essere ancora insieme, perché sono tutte nella stessa condizione, sono tutte gettate nella stessa condizione assurda che è quella che per aver toccato qualcosa che non dovevano toccare devono dormire. Quindi si sognano fra di loro. Ognuna di loro partecipa all'attraversamento della ferita sulla mano dell'altra, la ferita sulla mano, la ferita della bella addormentata, che però per ognuna di queste figure corrisponde a una ferita sociale, spesso a una ferita familiare e questo attraversamento della ferita quindi avviene in cooperazione con le altre che giocano proprio ad attraversarla, tale ferita. E in un primo momento ognuna di loro concentrata sulla propria condizione non solidarizza con la ferita dell'altro. L'idea è che attraversare, cioè arrivare alla fine dell'attraversamento delle ferite altrui, quindi conoscere, quindi anche cagionare in qualche modo una sorta di ritorno a galla di questa ferita, che comporta una consapevolezza di essere sulla stessa barca, davvero". Così Carolina Balucani ha provato a raccontarci il suo spettacolo "Addormentate", una "mise en lecture" di grande impatto che ha portato alla Biennale Teatro come vincitrice del Biennale College per la drammaturgia per il biennio 2022-23.

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