• anno scorso
Era il 1894 e a Palermo c'era una grave epidemia di colera. L'allora sindaco di Palermo, Ugo Delle Favare, decise che la città doveva dotarsi di un acquedotto per portare nelle case acqua pulita per lavarsi e bere. Nacque così l'idea di collegare la fonte di Scillato con il capoluogo siciliano, attraverso condutture che sfruttando la pendenza, senza l'utilizzo di alcun motore, arrivano fino alle vasche di accumulo, poste a pochi passi dalla chiesetta di San Ciro che si trova ai piedi del monte Grifone.

Due le vasche di accumulo che hanno una capacità di 35 mila litri; sono coperte da volte e sostenute da archi e pilastri. Anticamente per spostarsi al suo interno per le ispezioni e la pulizia si usava una barca e gli operai, non avendo torce, usavano le candele.

L'opera, realizzata ultimata nel 1897 dai fratelli piemontesi Biglia, è in questi giorni visitabile grazie alla seconda edizione de "Il genio di Palermo" che apre le porte a molti gioielli del capoluogo, alcuni tra questi poco conosciuti. Le visite guidate sono partite il 21 aprile e proseguiranno per tre weekend fino al 7 maggio, nei giorni di venerdì, sabato e domenica. Ma i serbatoi si possono visitare solo il sabato (22, 29 aprile e 6 maggio) dalle 10.00 alle 17.30.

I serbatoi di San Ciro furono un'importantissima opera che è tutt'ora in uso. Oltre a portare l'acqua in molte case del capoluogo, scongiurando altre epidemie alla fine dell'800, con 70 chilometri di tubature, fornisce tutt'ora la città e anche altri paesi del Palermitano grazie ad un sistema di condutture secondarie. L'acqua proveniente da Scillato consentì a Palermo di dotarsi (fu la prima in Italia) anche di idranti antincendio dislocati per le vie della città.

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