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"Nel suo testamento Giuseppe Verdi indicò che i diritti d'autore di tutte e 27 le sue opere dovevano essere destinati a questa casa di riposo. E con essi, investendo in altri immobili oggi affittati, questo posto continua a esistere". Roberto Ruozi è il presidente di Casa Verdi, la prima (e unica) casa di riposo per musicisti d'Italia e d'Europa. Inaugurata nel 1902, la struttura era stata fortemente voluta, ed interamente finanziata, dal compositore Giuseppe Verdi. Da allora ospita ininterrottamente anziani artisti, compositori, cantanti e musicisti negli ultimi anni della loro vita. Oltreché, da qualche decennio, anche giovani studenti di materie musicali a Milano. "A fine Ottocento non esistevano pensioni per gli artisti e Verdi - racconta l'assistente di direzione, Biancamaria Longoni - sapeva perfettamente che non tutti avevano avuto il suo talento o la sua fortuna". Passeggiare per i corridoi di Casa Verdi, situata nella parte ovest della città, è un viaggio nella storia della musica. I pianoforti appartenuti al compositore si alternano ai canti e alle esecuzioni degli anziani ospiti, impegnati quotidianamente in attività ricreativa. "Lo facciamo perché il vissuto di queste persone è interamente legato alla musica e - dice il responsabile delle animazioni, Ferdinando Dani - rivivere queste esperienze per loro è sicuramente positivo". Casa Verdi è stata sicuramente la più celebre opera di filantropia del Maestro, ma non certo l'unica. "Eppure - ricorda ancora Longoni - non amava pubblicizzare la sua beneficenza. "Sapete quanto la réclame gratuita mi sia sgradito", aveva detto". La struttura ospita un piccolo museo con cimeli originali e quadri, come l'iconico ritratto di Giovanni Boldini che fu per anni effige delle mille Lire, oltreché le spoglie di Verdi e della moglie Giuseppina Strepponi custodite nella cripta. .Di Andrea Lattanzi

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