La regista Alina Marazzi ripercorre gli anni della liberazione sessuale femminile e per farlo usa immagini di repertorio, filmati in super8, immagini delle Teche Rai e della Cineteca di Bologna, film sperimentali di Adriana Monti, Loredana Rotondo e Alfredo Leopardi, testi tratti dai diari dell'Archivio di Pieve Santo Stefano. Non mancano lettere e conversazioni con le testimoni di quegli anni, foto dell'epoca, fotoromanzi e riviste. Ma tutte queste immagini vengono intercalate a tre percorsi individuali vissuti a Roma, quelli di Anita, Teresa e Valentina, che scrivono le loro memorie nel 1967, nel '75 e nel '79. Anita viene da una famiglia borghese, si sente stretta nelle maglie dell'educazione cattolica impartitale dai suoi genitori e si iscrive all'università proprio quando stanno esplodendo i fermenti del '68. Teresa arriva a Roma da un paesino della provincia di Bari per sottoporsi a un aborto clandestino. Infine, Valentina, è una ragazza politicamente attiva che frequenta il collettivo di via del Governo Vecchio. Prestano loro la voce tre attrici, Anita Caprioli, Teresa Saponangelo e Valentina Carnelutti, ma i volti sono quelli di ragazze dell'epoca, immortalate in casalinghi super8. Anita, Teresa e Valentina nelle pagine dei loro diari raccontano di se stesse, della loro vita, dei loro corpi e dei rapporti con gli uomini, delle loro frustrazioni e della loro incapacità ad esprimersi. Attraverso il loro sguardo e la loro presa di coscienza riviviamo quella rivoluzione.
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