https://www.pupia.tv - Truffa, riciclaggio, autoriciclaggio e bancarotta fraudolenta. Son le accuse per i 22 indagati in una maxi operazione della Guardia di finanza di Torino che ha arrestato 13 persone in tutt’Italia, altri tre sono ai domiciliari, sei obblighi di firma. Le Fiamme gialle hanno analizzato un migliaio di progetti di efficientamento presentati dalle aziende, la metà sono risultati falsi. Gli investigatori hanno ricostruito un sistema di riciclaggio che valeva 30 milioni di euro.
L’indagine, iniziata nel 2018 e denominata “Bianco Sporco”, riguarda il settore dell’efficientamento energetico. Al centro dell’indagine ci sono i cosiddetti “certificati bianchi”, i Tee, titoli di efficienza energetica, lo strumento introdotto nel 2005 per promuovere l’efficienza energetica.
Alla base del meccanismo c’è l’obbligo, da parte delle aziende distributrici di energia elettrica e gas con più di 50mila clienti finali, di conseguire ogni anno obiettivi di risparmio energetico. Le aziende possono assolvere al proprio obbligo realizzando progetti di efficienza energetica che diano diritto ai “certificati bianchi”, oppure acquistando i certificati stessi da altri operatori del settore, le cosiddette Energy Service Company.
Il Gestore dei Servizi Energetici, società a partecipazione pubblica, riconosce sia alle aziende distributrici, sia alle Energy Service Company un controvalore in certificati in misura corrispondente al risparmio di energia derivante dagli interventi realizzati. I certificati sono merce di scambio sul mercato dei titoli di efficienza energetica. L’entità del contributo pubblico erogato dalla Cassa è proporzionale al valore di mercato dei “certificati bianchi” scambiati e viene pagato con gli “oneri di sistema” che tutti gli utenti pagano in bolletta.
Le Fiamme gialle hanno analizzato il periodo tra il 2014 e il 2021 e ricostruito il meccanismo fraudolento. Le società presentavano progetti per lavori di efficientamento fittizi, ad esempio l’installazione di caldaie, collettori o cappotti termici mai effettuati. Su mille progetti, 508 erano falsi. Quella documentazione serviva però ad ottenere il certificato bianco, merce da monetizzare sul mercato energetico. I responsabili delle Energy Service Company trasferivano poi il denaro in Italia e all’estero, in Lituania, Inghilterra, Romania e Bulgaria, su conti correnti intestati a società a loro riconducibili, o a soggetti terzi, giustificando tali movimentazioni con fatture per ipotetiche prestazioni di servizi e cessioni di beni. In questo modo sarebbero stati riciclati oltre 13 milioni di euro. Il profitto della truffa, nella fase d’indagine attualmente in corso, è stato quantificato in circa 30 milioni di euro.
L’operazione ha impegnato oltre 300 finanzieri in Piemonte, nelle province di Torino, Alessandria, Cuneo e Verbania, in Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, in Calabria e Sicilia.(10.05.22)
L’indagine, iniziata nel 2018 e denominata “Bianco Sporco”, riguarda il settore dell’efficientamento energetico. Al centro dell’indagine ci sono i cosiddetti “certificati bianchi”, i Tee, titoli di efficienza energetica, lo strumento introdotto nel 2005 per promuovere l’efficienza energetica.
Alla base del meccanismo c’è l’obbligo, da parte delle aziende distributrici di energia elettrica e gas con più di 50mila clienti finali, di conseguire ogni anno obiettivi di risparmio energetico. Le aziende possono assolvere al proprio obbligo realizzando progetti di efficienza energetica che diano diritto ai “certificati bianchi”, oppure acquistando i certificati stessi da altri operatori del settore, le cosiddette Energy Service Company.
Il Gestore dei Servizi Energetici, società a partecipazione pubblica, riconosce sia alle aziende distributrici, sia alle Energy Service Company un controvalore in certificati in misura corrispondente al risparmio di energia derivante dagli interventi realizzati. I certificati sono merce di scambio sul mercato dei titoli di efficienza energetica. L’entità del contributo pubblico erogato dalla Cassa è proporzionale al valore di mercato dei “certificati bianchi” scambiati e viene pagato con gli “oneri di sistema” che tutti gli utenti pagano in bolletta.
Le Fiamme gialle hanno analizzato il periodo tra il 2014 e il 2021 e ricostruito il meccanismo fraudolento. Le società presentavano progetti per lavori di efficientamento fittizi, ad esempio l’installazione di caldaie, collettori o cappotti termici mai effettuati. Su mille progetti, 508 erano falsi. Quella documentazione serviva però ad ottenere il certificato bianco, merce da monetizzare sul mercato energetico. I responsabili delle Energy Service Company trasferivano poi il denaro in Italia e all’estero, in Lituania, Inghilterra, Romania e Bulgaria, su conti correnti intestati a società a loro riconducibili, o a soggetti terzi, giustificando tali movimentazioni con fatture per ipotetiche prestazioni di servizi e cessioni di beni. In questo modo sarebbero stati riciclati oltre 13 milioni di euro. Il profitto della truffa, nella fase d’indagine attualmente in corso, è stato quantificato in circa 30 milioni di euro.
L’operazione ha impegnato oltre 300 finanzieri in Piemonte, nelle province di Torino, Alessandria, Cuneo e Verbania, in Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, in Calabria e Sicilia.(10.05.22)
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