Ma cos’è la fede di Gesù?
Per rispondere a questa domanda partirei da un’altra, quella del salmo 8: o Dio, che cos’è un uomo perché te ne curi e un figlio dell’uomo perché te ne dia pensiero?
Questo salmo parte dalla sorprendente notizia che Dio si prende cura dell’uomo nonostante sia tra le creature più marginali dell’universo. Soggetto a malattie di ogni tipo, vulnerabile al male e fisicamente fragile, anche dal punto di vista morale lascia a desiderare. In perenne lotta con se stesso e con gli altri, dotato di ingegno ma anche di arroganza, non smette di danneggiare sé stesso oltre che le altre creature. Si comporta da padrone nonostante sia apparso sulla terra qualche secondo fa se paragoniamo la sua storia alle ere geologiche, delle galassie e dell’universo. Vittima della propria stessa alterigia, non esita a ridurre in catene i propri simili nonostante sia capace di abnegazione sincera e amorevole per gli altri. Miserabile e nobile al contempo. In ogni caso piccolissimo e non necessario.
Piccolissimo dunque ma abitato da una fame e una sete di giustizia e amore infiniti insieme a una tentazione infinita di superbia. Sorpreso dall’amore di un incontro, segnato dal dolore di un distacco, tradito dall’ingiustizia di un abbandono, commosso dall’imprevisto del perdono, l’uomo abita sempre sulla soglia dell’altro, chiamato a decidere se entrare per fare amicizia o per fare guerra. A chi potrebbe interessate una creatura del genere?
La risposta della fede é che questa creatura importa a Dio. La fede crede fermamente che per questa creatura Dio ha attraversato i cieli affinché si sentisse amata e perdonata. E tanto più questa creatura é fragile, indifesa e calpestata dai suoi stessi simili, tanto più Dio non esita a mettere in gioco la propria vita pur di salvarla. Se ci sarà qualcuno tra gli uomini disposti a perdere la testa insieme a Dio per questa creatura, costui conoscerà la salvezza, cioè conoscerà la gioia di Dio e sarà salvato. Se qualcuno non crederà in questo amore di Dio e perciò volterà le spalle a questa creatura, non ascolterà il suo grido e non avrà pietà della sua preghiera, costui non conoscerà la vita né la gioia. E questa sarà la sua condanna.
Chi crederà dunque non avrà paura di lottare contro i demoni, cioè le potenze del mondo (potere, ricchezza, godimento) che esaltano sé stesse calpestando gli uomini. Le combatterà, le vincerà dentro di sé e aiuterà anche gli altri a vincerle. Chi crederà non temerà di entrare in contatto col veleno.
Per rispondere a questa domanda partirei da un’altra, quella del salmo 8: o Dio, che cos’è un uomo perché te ne curi e un figlio dell’uomo perché te ne dia pensiero?
Questo salmo parte dalla sorprendente notizia che Dio si prende cura dell’uomo nonostante sia tra le creature più marginali dell’universo. Soggetto a malattie di ogni tipo, vulnerabile al male e fisicamente fragile, anche dal punto di vista morale lascia a desiderare. In perenne lotta con se stesso e con gli altri, dotato di ingegno ma anche di arroganza, non smette di danneggiare sé stesso oltre che le altre creature. Si comporta da padrone nonostante sia apparso sulla terra qualche secondo fa se paragoniamo la sua storia alle ere geologiche, delle galassie e dell’universo. Vittima della propria stessa alterigia, non esita a ridurre in catene i propri simili nonostante sia capace di abnegazione sincera e amorevole per gli altri. Miserabile e nobile al contempo. In ogni caso piccolissimo e non necessario.
Piccolissimo dunque ma abitato da una fame e una sete di giustizia e amore infiniti insieme a una tentazione infinita di superbia. Sorpreso dall’amore di un incontro, segnato dal dolore di un distacco, tradito dall’ingiustizia di un abbandono, commosso dall’imprevisto del perdono, l’uomo abita sempre sulla soglia dell’altro, chiamato a decidere se entrare per fare amicizia o per fare guerra. A chi potrebbe interessate una creatura del genere?
La risposta della fede é che questa creatura importa a Dio. La fede crede fermamente che per questa creatura Dio ha attraversato i cieli affinché si sentisse amata e perdonata. E tanto più questa creatura é fragile, indifesa e calpestata dai suoi stessi simili, tanto più Dio non esita a mettere in gioco la propria vita pur di salvarla. Se ci sarà qualcuno tra gli uomini disposti a perdere la testa insieme a Dio per questa creatura, costui conoscerà la salvezza, cioè conoscerà la gioia di Dio e sarà salvato. Se qualcuno non crederà in questo amore di Dio e perciò volterà le spalle a questa creatura, non ascolterà il suo grido e non avrà pietà della sua preghiera, costui non conoscerà la vita né la gioia. E questa sarà la sua condanna.
Chi crederà dunque non avrà paura di lottare contro i demoni, cioè le potenze del mondo (potere, ricchezza, godimento) che esaltano sé stesse calpestando gli uomini. Le combatterà, le vincerà dentro di sé e aiuterà anche gli altri a vincerle. Chi crederà non temerà di entrare in contatto col veleno.
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