Nel frattempo Gnecco, condannato all'esilio per aver ucciso uno spasimante di Rosetta, torna di nascosto a Roma durante il carnevale ma viene pugnalato, sotto gli occhi di Rugantino accompagnato dalla nobile sotto mentite spoglie Marta Capitelli, da un Carbonaro che vuole vendicare un compagno denunciato da Gnecco. Rugantino accorre dall'uomo morente, ma viene visto da molta gente affacciata alle finestre e da una pattuglia di gendarmi che lo insegue; per riscattarsi agli occhi di Rosetta rivendica l'omicidio e fugge, senza fortuna.
Imprigionato e condannato a morte, con Rosetta che si dichiara perdutamente innamorata, sale sul patibolo sostenendo la sua colpevolezza, dimostrando così di essere un vero uomo. Il boia Mastro Titta fa quindi giustizia uccidendo un Rugantino pianto, rispettato e ammirato da tutti o quasi.
Imprigionato e condannato a morte, con Rosetta che si dichiara perdutamente innamorata, sale sul patibolo sostenendo la sua colpevolezza, dimostrando così di essere un vero uomo. Il boia Mastro Titta fa quindi giustizia uccidendo un Rugantino pianto, rispettato e ammirato da tutti o quasi.
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