LA GUERRA DEI BAMBINI

  • 16 anni fa
GAZA, IL SACRIFICIO DEI BAMBINI

Adriano Sofri
QUANDO i grandi giocano alla guerra, i bambini muoiono. Da Gaza, le immagini dei bambini ammazzati, mutilati, terrorizzati invadono i mezzi di comunicazione. Al Jazeera le trasmette in continuazione, inframmezzate a servizi e commenti. A sinistra, Hilmi al Samuli piange accanto ai corpi di due figlioletti e di un nipote. A destra, il corpo di una bimba emerge dai resti della sua casa a Zeitun. Le redazioni dei giornali le accumulano, e si chiedono se metterle in pagina o no, e come. La risposta è facile quando l´esitazione è legata alla crudezza eccessiva, che può ferire lo spettatore. Ma già il verbo "ferire", impiegato nel suo senso traslato in un contesto simile, fa vergognare di averlo pronunciato. Siano pure feriti, gli occhi distratti e illesi degli spettatori: l´eccesso di crudezza non è dei fotogrammi, ma della realtà. Alla realtà si può scegliere di aprire o chiudere gli occhi, chi abbia la provvisoria fortuna di starne alla larga: ma vedere è una condizione per decidere meglio come destinare la propria voce pubblica, o la propria privata preghiera, o anche solo il proprio pianto. Bisogna risparmiarne la vista ai bambini, si avverte giustamente. Tuttavia c´è un doppio inciampo. Il primo: che ci si adopera per sottrarre bambini alla vista di bambini. Il secondo: che i bambini, anche i più premurosamente protetti, vengono sempre a sapere, per certe loro vie misteriose, le cose dalle quali i grandi vogliono ripararli, e ricevono e custodiscono in silenzio la notizia che nel mondo scoppiano guerre che uccidono e spaventano i bambini. Più complicata è la decisione di chi fa i giornali quando si sa che sui bambini, sul loro dolore e il loro spavento, si combatte una guerra di propaganda brutale quanto quella delle armi. Basterebbe allargare
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