https://www.pupia.tv - Pedara (Catania) - I finanzieri del comando provinciale di Catania hanno dato esecuzione ad un provvedimento di misure cautelari nei confronti di 4 soggetti (tre ai domiciliari e uno sottoposto ad interdizione dall’attività d’impresa) e di sequestro preventivo di un complesso aziendale, la “Catania Impianti srl”, quattro appartamenti e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa 1,4 milioni di euro, in relazione al fallimento della “Do.Si.An. srl”, società di Pedara attiva nel settore degli impianti telefonici.
L’indagine, eseguita dai militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Acireale, ha permesso di portare alla luce una serie di sistematici atti illeciti compiuti dagli amministratori e dai soci della “Do.Si.An. srl”, al solo fine di appropriarsi indebitamente delle risorse economiche aziendali utili a soddisfare i creditori, tra cui principalmente l’Erario, che vanta una pretesa complessiva di circa 7,5 milioni di euro. Già dall’anno 2013 hanno avuto inizio le operazioni di spoliazione consistenti nella cessione, per un importo irrisorio e non riscosso, del principale ramo d’azienda della fallita alla neo-costituita “Catania Impianti srl”, ovvero delle ricche commesse appaltate da importanti aziende telefoniche.
La proprietà e la gestione della nuova società sono rimaste in capo al medesimo management della “Do.Si.An. srl”, i cui soci, peraltro, ottenevano indebitamente dalla società fallita 4 immobili del valore di oltre 800mila euro quale liquidazione del valore, arbitrariamente stimato in eccesso, delle loro quote societarie. Le complesse indagini condotte dalle Fiamme Gialle acesi hanno permesso di ricostruire anche altre condotte distrattive ad opera dei soci della società fallita, quali l’indebito pagamento di circa 560 mila euro di fatture per operazioni inesistenti a favore di una ditta individuale riconducibile ad uno degli arresti, un 74enne – utilizzata quale “cartiera” e poi giunta anch’essa al fallimento con un debito erariale per 13 milioni – il continuo e ingiustificato prelievo di denaro contante o la restituzione di finanziamenti mai realmente concessi per un ammontare complessivo di circa 100mila euro. A coronamento del disegno criminoso, si pone poi la pretestuosa denuncia di smarrimento della documentazione contabile della società, utile solo a rendere impossibile la ricostruzione degli affari societari e di occultare le operazioni fraudolente realizzate e palesemente sintomatica del reato di bancarotta documentale.
Sulla base delle evidenze emerse dalle indagini eseguite, il giudice per le indagini preliminari, condividendo l’impianto indiziario, ha disposto le misure personali e reali, disponendo l’affidamento dell’azienda sequestrata alla gestione di un amministratore giudiziario, allo scopo di cautelare i beni aziendali – evitando che gli stessi possano essere, ancora una volta, dispersi e sottratti alle ragioni creditorie – e, soprattutto, al fine di garantire la pro
L’indagine, eseguita dai militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Acireale, ha permesso di portare alla luce una serie di sistematici atti illeciti compiuti dagli amministratori e dai soci della “Do.Si.An. srl”, al solo fine di appropriarsi indebitamente delle risorse economiche aziendali utili a soddisfare i creditori, tra cui principalmente l’Erario, che vanta una pretesa complessiva di circa 7,5 milioni di euro. Già dall’anno 2013 hanno avuto inizio le operazioni di spoliazione consistenti nella cessione, per un importo irrisorio e non riscosso, del principale ramo d’azienda della fallita alla neo-costituita “Catania Impianti srl”, ovvero delle ricche commesse appaltate da importanti aziende telefoniche.
La proprietà e la gestione della nuova società sono rimaste in capo al medesimo management della “Do.Si.An. srl”, i cui soci, peraltro, ottenevano indebitamente dalla società fallita 4 immobili del valore di oltre 800mila euro quale liquidazione del valore, arbitrariamente stimato in eccesso, delle loro quote societarie. Le complesse indagini condotte dalle Fiamme Gialle acesi hanno permesso di ricostruire anche altre condotte distrattive ad opera dei soci della società fallita, quali l’indebito pagamento di circa 560 mila euro di fatture per operazioni inesistenti a favore di una ditta individuale riconducibile ad uno degli arresti, un 74enne – utilizzata quale “cartiera” e poi giunta anch’essa al fallimento con un debito erariale per 13 milioni – il continuo e ingiustificato prelievo di denaro contante o la restituzione di finanziamenti mai realmente concessi per un ammontare complessivo di circa 100mila euro. A coronamento del disegno criminoso, si pone poi la pretestuosa denuncia di smarrimento della documentazione contabile della società, utile solo a rendere impossibile la ricostruzione degli affari societari e di occultare le operazioni fraudolente realizzate e palesemente sintomatica del reato di bancarotta documentale.
Sulla base delle evidenze emerse dalle indagini eseguite, il giudice per le indagini preliminari, condividendo l’impianto indiziario, ha disposto le misure personali e reali, disponendo l’affidamento dell’azienda sequestrata alla gestione di un amministratore giudiziario, allo scopo di cautelare i beni aziendali – evitando che gli stessi possano essere, ancora una volta, dispersi e sottratti alle ragioni creditorie – e, soprattutto, al fine di garantire la pro
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