• 7 anni fa
Trecento persone gettate in mare al largo dello Yemen: l’organizzazione mondiale delle migrazioni denuncia due episodi avvenuti in appena 24 ore e che hanno provocato la morte di oltre 50 persone, mentre altre decine risultano disperse.

I sopravvissuti hanno raccontato di essere stati obbligati dai trafficanti a tuffarsi, dopo che questi ultimi avevano avvistato dei rappresentanti delle autorità.

“Stamattina il nostro team stava pattugliando la stessa area quando ha trovato un’altra imbarcazione e altri sopravissuti, il modus operandi è lo stesso”, afferma Laurent De Boeck, capo missione della Iom nello Yemen. “Avevano la stessa età, lo stesso profilo, sono stati gettati più vicino alle coste per questo a quanto pare ci sono più sopravvissuti rispetto al giorno prima”.

Le tragedie al largo della provincia di Shabwa non fermano gli scafisti che secondo i superstiti hanno ripreso il tragitto verso la Somalia per continuare i traffici di migranti.

“È la prima volta che accadono queste cose”, continua De Boeck. “Forse è legato al fatto che siano stati rafforzati i controlli alle frontiere e i trafficanti si fanno prendere dal panico. Ma la reazione è peggiore perché i controlli non fermano i trafficanti, anzi questi ultimi continuano a fare affari uccidendo persone”.

Da inizio anno 55.000 persone sono arrivati nello Yemen dal Corno d’Africa, la maggior parte ha meno di 18 anni, spinte dalla miseria sono disposte ad attraversare un Paese stremato dalla guerra e dall’epidemia di colera con l’obiettivo di raggiungere i ricchi Stati del Golfo.

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