• 7 anni fa
Duecentosessantuno arresti e due morti in manifestazioni di piazza, ragazzi giovani, di 23 e 24 anni. Uno ammazzato a Valencia, nel nord del Paese, un altro nei sobborghi di Caracas, colpito da un colpo d’arma da fuoco.
È questo il bilancio, in Venezuela, della giornata di sciopero generale indetta dagli oppositori del presidente Nicolas Maduro. Quasi la metà degli arresti nello stato di Zulia, Ovest del Paese. Nella capitale di Zulia, Maracaibo, come a Caracas, è stato pesante l’intervento della guardia civil per rompere le barricate.
Un diplomatico venezuelano in carica alle Nazioni Unite Isaias Medina, ha rotto con Maduro e si è dimesso dall’incarico a New York, “Per la violenza usata, la morte di studenti, la risposta aggressiva a manifestazioni pacifiche. Questi sono punti di non ritorno non negoziabili” – dice.
L’adesione allo sciopero è stata dell’85 per cento, secondo gli organizzatori. Qualcuno ha riferito di aver lavorato per la troppa povertà, altrimenti avrebbe aderito allo sciopero. Nelle strade delle città la gente è scesa in strada e ha fatto barricate con rifiuti e rami. Gli oppositori di Maduro chiedono elezioni e il blocco del progetto di riforma della corte costituzionale che darebbe più potere a un presidente additato come il principale responsabile del tracollo economico di un Paese devastato.

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