• 8 anni fa
Al punto massimo della sua espansione imperiale, Roma dominava su vasti territori che avevano il loro baricentro nel Mediterraneo. L’impero, dal suo nucleo originario romano-italico, controllava l’Europa occidentale, l’Africa settentrionale, il Medio Oriente e la regione Danubiano-balcanica. Il processo di assimilazione culturale aveva prodotto una sintesi tra le principali componenti dell’Impero: quella romano-italica, quella gallica e quella ellenistica. Quest’ultima era a sua volta il prodotto di una precedente assimilazione, quella tra la cultura greca e la cultura mediorientale, realizzatasi a seguito della vasta unificazione territoriale operata da Alessandro Magno.
E’ importante sottolineare che, da un punto di vista culturale, l’Impero aveva dato luogo a un’autentica assimilazione dei popoli conquistati: la lingua latina era parlata in vasti territori, le classi dominanti delle varie e remote regioni studiavano nelle scuole romane mentre l’élite intellettuale completava la propria formazione nei più famosi centri culturali dell’Impero. Le strade romane si irraggiavano dalla capitale collegando tutti i centri più importanti. In questo senso parliamo di una vera e propria unità mediterranea, che non investiva solo l’aspetto politico ma anche quello della cultura e della civiltà.
La crisi di Roma segnò la fine di questa unità. In primo luogo vi furono le invasioni dei popoli germanici, i cosiddetti barbari, che, a partire dal V secolo d. C., irruppero nei territori dell’Impero occupandone vaste regioni. E’ opportuno notare che i barbari si insediarono nell’Europa occidentale (Italia, Francia, Spagna, Inghilterra, Olanda…) ma non riuscirono a penetrare in quella orientale, più ricca, più saldamente governata e più forte militarmente. L’Impero romano d’Oriente, con capitale Bisanzio, resse infatti circa mille anni in più di quello d’Occidente conservando la sua autonomia fino alla conquista avvenuta ad opera dei Turchi nel 1453.

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