L'attesa logorante dei profughi alle porte dell'Europa
È poco prima di mezzanotte a Idomeni, in Grecia. Un gruppo di profughi aspetta di poter attraversare il confine con la Macedonia. Ma per chi proviene da città considerate sicure, come Damasco o Bagdad, l’autorizzazione non arriverà.
“Mi piacerebbe andare in Germania – dice una donna siriana – mio marito è là. Sono incinta di nove mesi”
La maggior parte dei profughi sa già che li attendono molte notti da trascorrere a Idomeni. È per questo che si contendono cibo e abiti.
La volontaria Marilena Zarfdjian, di origine armena, non riesce a trattenere le lacrime nel rievocare il dramma di queste persone: “Io sono senza parole… Questi sono esseri umani. Noi viviamo con le nostre comodità, nelle nostre case. Certo che abbiamo i nostri problemi, e che c‘è la crisi economica… ma qui si parla di sopravvivenza”.
I volontari di Salonicco distribuiscono cibo anche di notte.
Ogni giorno caricano un camion con generi di prima necessità donati da gente comune.
Uno di loro, Dimitris Papageorgi
“Mi piacerebbe andare in Germania – dice una donna siriana – mio marito è là. Sono incinta di nove mesi”
La maggior parte dei profughi sa già che li attendono molte notti da trascorrere a Idomeni. È per questo che si contendono cibo e abiti.
La volontaria Marilena Zarfdjian, di origine armena, non riesce a trattenere le lacrime nel rievocare il dramma di queste persone: “Io sono senza parole… Questi sono esseri umani. Noi viviamo con le nostre comodità, nelle nostre case. Certo che abbiamo i nostri problemi, e che c‘è la crisi economica… ma qui si parla di sopravvivenza”.
I volontari di Salonicco distribuiscono cibo anche di notte.
Ogni giorno caricano un camion con generi di prima necessità donati da gente comune.
Uno di loro, Dimitris Papageorgi
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