L’Australia entra ufficialmente nella coalizione anti-Isil, autorizzando raid aerei sull’Iraq. Lo ha annunciato venerdì il primo ministro Tony Abbot.
Il Paese oceanico invierà anche forze speciali, che supporteranno l’azione dell’esercito iracheno, senza intervenire direttamente sul campo.
“Sappiamo – ha detto il premier – che ci sono forze speciali del Regno Unito e del Canada già in Iraq. Noi agiremo su scala più ridotta, ma in maniera del tutto comparabile con l’azione delle forze speciali americane”.
Il mese scorso il primo ministro aveva autorizzato l’invio di otto caccia e altri due aerei militari, di 400 aviatori e altri 200 soldati negli Emirati arabi uniti.
Giovedì era arrivato il “sì” anche dal parlamento turco a operazioni militari contro l’autoproclamato Stato islamico, oltre che all’uso del territorio turco per le forze degli altri Paesi della Coalizione guidata dagli Stati Uniti. Una decisione presa a causa dell’avvicinarsi degli jihadisti al confine turco.
Gli estremisti islamici sono ormai a poche centinaia di metri dal centro di Kobane, la terza città curda, nel nord della Siria, della quale cercano di impossessarsi da oltre due settimane quando hanno lanciato una vasta offensiva nella regione, il 16 settembre scorso.
Alcune centinaia di membri delle milizie di autodifesa curde oppongono un’accanita resistenza rimanendo asserragliati nella città, da cui nei giorni scorsi 160.000 civili sono fuggiti, attraversando la frontiera con la Turchia.
Il Paese oceanico invierà anche forze speciali, che supporteranno l’azione dell’esercito iracheno, senza intervenire direttamente sul campo.
“Sappiamo – ha detto il premier – che ci sono forze speciali del Regno Unito e del Canada già in Iraq. Noi agiremo su scala più ridotta, ma in maniera del tutto comparabile con l’azione delle forze speciali americane”.
Il mese scorso il primo ministro aveva autorizzato l’invio di otto caccia e altri due aerei militari, di 400 aviatori e altri 200 soldati negli Emirati arabi uniti.
Giovedì era arrivato il “sì” anche dal parlamento turco a operazioni militari contro l’autoproclamato Stato islamico, oltre che all’uso del territorio turco per le forze degli altri Paesi della Coalizione guidata dagli Stati Uniti. Una decisione presa a causa dell’avvicinarsi degli jihadisti al confine turco.
Gli estremisti islamici sono ormai a poche centinaia di metri dal centro di Kobane, la terza città curda, nel nord della Siria, della quale cercano di impossessarsi da oltre due settimane quando hanno lanciato una vasta offensiva nella regione, il 16 settembre scorso.
Alcune centinaia di membri delle milizie di autodifesa curde oppongono un’accanita resistenza rimanendo asserragliati nella città, da cui nei giorni scorsi 160.000 civili sono fuggiti, attraversando la frontiera con la Turchia.
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