Il governo di Kiev accorda una tregua ai seperatisti filo-russi nel sud-est dell’Ucraina: per il fine settimana di Pasqua, le operazioni militari lanciate nei giorni scorsi sono sospese.
A Slaviansk, località a 150 chilometri dal confine russo, l’atmosfera appare tranquilla, ma i separatisti continuano a erigere nuovi posti di blocco.
“Non rimuoveremo le barricate – dicono – fino a quando l’esercito non si sarà rititrato. Vogliamo che a Kiev ascoltino le nostre richieste, in primo luogo quella di indire un referendum regionale”.
La resa dei conti sembra soltanto rinviata: il ministro degli Esteri ucraino, che già venerdì aveva annunciato “azioni più concrete”, se nel corso della prossima settimana i ribelli non sgombereranno gli edifici pubblici occupati, ha ribadito la minaccia.
Di deporre le armi però non ne vogliono sapere gli insorti dell’autoproclamata “Repubblica di Donetsk”, che continuano a chiedere le dimissioni del nuovo governo filo-occidentale di Kiev, da loro considerato illegittimo. Insomma, pochi giorni dopo l’accordo di Ginevra, firmato anche da Unione europea, Stati Uniti e Russia per tentare di disinnescare la crisi, niente di ciò che era stato stipulato sembra prossimo all’attuazione.
A Slaviansk, località a 150 chilometri dal confine russo, l’atmosfera appare tranquilla, ma i separatisti continuano a erigere nuovi posti di blocco.
“Non rimuoveremo le barricate – dicono – fino a quando l’esercito non si sarà rititrato. Vogliamo che a Kiev ascoltino le nostre richieste, in primo luogo quella di indire un referendum regionale”.
La resa dei conti sembra soltanto rinviata: il ministro degli Esteri ucraino, che già venerdì aveva annunciato “azioni più concrete”, se nel corso della prossima settimana i ribelli non sgombereranno gli edifici pubblici occupati, ha ribadito la minaccia.
Di deporre le armi però non ne vogliono sapere gli insorti dell’autoproclamata “Repubblica di Donetsk”, che continuano a chiedere le dimissioni del nuovo governo filo-occidentale di Kiev, da loro considerato illegittimo. Insomma, pochi giorni dopo l’accordo di Ginevra, firmato anche da Unione europea, Stati Uniti e Russia per tentare di disinnescare la crisi, niente di ciò che era stato stipulato sembra prossimo all’attuazione.
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