Amal è una piccola siriana che ogni giorno si sveglia per andare a scuola. In questo corto, però, rappresenta tutte le bambine e i bambin che cercano, nonostante le difficoltà, di riappropriarsi ogni giorno dei loro sogni e del loro futuro. Realizzato da WeWorld e Factanza, il film racconta l'impegno dell'organizzazione italiana accanto ai bambini di tutto il mondo, all'indomani della presentazione per la prima volta in Europa a Bruxelles del ChildFund Alliance World Index. Ovvero l'indice che misura le condizioni di vita di donne e bambini/e in 157 Paesi, valutando la promozione, l’esercizio e la violazione dei loro diritti.
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Il corto di WeWorld sulla piccola siriana "Amal" e le condizioni di vita dei bambini nel mondo
La ChildFund Alliance, che raggruppa 11 organizzazioni umanitarie, tra cui appunto WeWorld, ha interpellato 10mila bambini e bambine di 41 Paesi: ancora troppi bambini e bambine nel mondo affermano di non essere felici.
Secondo l'indagine 1 minore su 3 e più di una donna su 4 vivono in Paesi dove i diritti umani sono poco rispettati. Fanalino di coda è il Ciad. Ma l'Italia è 34esima dopo Spagna, Francia e Germania.
L'infelicità dei bambini del mondo secondo il ChildFund Alliance World Index
Secondo il ChildFund Alliance World Index, paradossalmente, i bambini e bambine sono più infelici e incerti sul futuro nei Paesi a reddito medio-alto rispetto ai coetanei dei Paesi emergenti.
«Si parla spesso di loro, in Italia e all’estero, ma non li si ascolta abbastanza: per questo abbiamo voluto amplificare la voce di bambini, bambine e adolescenti, ancora fortemente sottorappresentati nei summit internazionali», spiega Dina Taddia, CEO di WeWorld. La sfida è abbattere le barriere che impediscono la loro reale inclusione nei processi decisionali.
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La classifica dei Paesi in base al rispetto dei diritti dei bambini, dalla Svezia al Ciad
Al ritmo attuale, ci vorranno 113 anni perché le donne e i bambini/e siano testimoni della piena attuazione dei diritti valutati dall’Index in tutti i Paesi. Guardando la classifica generale, si confermano primi per rispetto dei diritti di donne, bambini e bambine i Paesi del Nord Europa: ai primi tre posti troviamo Svezia, Irlanda e Norvegia, seguite da Svizzera, Australia e Danimarca. In coda alla classifica, Paesi africani come Mali, Niger, Repubblica Centrafricana, con il Ciad fanalino di coda su 157 Paesi.
[caption id="attachment_2365876" align="aligncenter" width="1024"] (Getty)[/caption]
Menzione a parte merita l’Afghanistan, quasi sparito dalle cronache dei media: un Paese “fuori dai radar”, dove il divario tra la condizione di uomini e donne resta enorme e i diritti di bambine e bambini sono a rischio. Si prevede inoltre un peggioramento per Paesi come Libano e Palestina, a causa dei conflitti in corso.
L’Italia è 34esima
L’Italia è 34esima nella classifica generale Nonostante l’Italia sia nella parte alta della classifica, che comprende Paesi con “forte implementazione dei diritti umani”, le cose cambiano se si guardano i sottoindici. Soprattutto per la condizione delle donne, il nostro Paese si conferma un Paese a misura di uomini ed è molto peggiorata dal 2015, passando nella categoria “Moderate Human Rights Implementation”. Mentre si registra un miglioramento della salute femminile, seppur lieve, peggiorano invece le altre componenti considerate, come opportunità economiche, educazione e partecipazione ai processi decisionali.
Rispetto al 2015, invece, migliorano complessivamente le condizioni di bambine e bambini, soprattutto grazie a un progresso significativo della salute. Peggiorano invece il capitale umano ed economico, con rischio di povertà intergenerazionale e educativa, anche a causa dei poco mirati investimenti in educazione e degli ampi divari territoriali.
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Secondo l'indagine 1 minore su 3 e più di una donna su 4 vivono in Paesi dove i diritti umani sono poco rispettati. Fanalino di coda è il Ciad. Ma l'Italia è 34esima dopo Spagna, Francia e Germania.
L'infelicità dei bambini del mondo secondo il ChildFund Alliance World Index
Secondo il ChildFund Alliance World Index, paradossalmente, i bambini e bambine sono più infelici e incerti sul futuro nei Paesi a reddito medio-alto rispetto ai coetanei dei Paesi emergenti.
«Si parla spesso di loro, in Italia e all’estero, ma non li si ascolta abbastanza: per questo abbiamo voluto amplificare la voce di bambini, bambine e adolescenti, ancora fortemente sottorappresentati nei summit internazionali», spiega Dina Taddia, CEO di WeWorld. La sfida è abbattere le barriere che impediscono la loro reale inclusione nei processi decisionali.
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Menzione a parte merita l’Afghanistan, quasi sparito dalle cronache dei media: un Paese “fuori dai radar”, dove il divario tra la condizione di uomini e donne resta enorme e i diritti di bambine e bambini sono a rischio. Si prevede inoltre un peggioramento per Paesi come Libano e Palestina, a causa dei conflitti in corso.
L’Italia è 34esima
L’Italia è 34esima nella classifica generale Nonostante l’Italia sia nella parte alta della classifica, che comprende Paesi con “forte implementazione dei diritti umani”, le cose cambiano se si guardano i sottoindici. Soprattutto per la condizione delle donne, il nostro Paese si conferma un Paese a misura di uomini ed è molto peggiorata dal 2015, passando nella categoria “Moderate Human Rights Implementation”. Mentre si registra un miglioramento della salute femminile, seppur lieve, peggiorano invece le altre componenti considerate, come opportunità economiche, educazione e partecipazione ai processi decisionali.
Rispetto al 2015, invece, migliorano complessivamente le condizioni di bambine e bambini, soprattutto grazie a un progresso significativo della salute. Peggiorano invece il capitale umano ed economico, con rischio di povertà intergenerazionale e educativa, anche a causa dei poco mirati investimenti in educazione e degli ampi divari territoriali.
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