https://www.pupia.tv - Bagheria - Inaugurazione mostra fotografica di Franco Lannino e Michele Naccari "Macelleria Palermo" (05.04.25)
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00:00E' molto emozionante, io sono veramente emozionata di presentarvi Maceteria Palermo perché è una mostra che va al di là dei 25 mostri fotografichi,
00:13è una mostra che racconta una storia, che racconta delle emozioni molto forti e per questo io intendo ringraziare Franco Lannino
00:22che ha accettato l'invito dell'amministrazione comunale ad essere presente qui,
00:27e questa mostra che racconta un periodo buio della nostra storia, una mostra che riguarda omicidi, violenze,
00:36che la mafia ha perpetrato nel nostro territorio e in particolare nella provincia di Palermo,
00:41ma che vede anche la verità tristemente protagonista come potrete vedere dalle fotografie.
00:46Bene, io ti ringrazio Franco per questa occasione e tengo a sottolineare che questa iniziativa rientra all'interno di una serie di incontri
00:58che l'amministrazione comunale ha organizzato nel mio progetto Non è roba per te.
01:03Il progetto Non è roba per te è un progetto che mira a combattere la droga, che vede l'amministrazione,
01:11chiaramente alle forze dell'ordine, contro questa piaga che comunque è una piaga ovviamente non solo della nostra città ma generalizzata
01:19e che ha in qualche modo alimentato la mafia che è stata protagonista proprio di quel periodo buio che va negli anni 80,
01:26negli anni 2000 che sono un po' il periodo in cui sono protagonista le fotografie di Franco e di Michele Lattari.
01:35Qui con noi è Roberto, che ti ringrazio per essere qui perché è pienissimo di femmi, tra l'altro deve prendere un aereo perché ormai deve andare all'albinità.
01:43Ti ringrazio, Roberto è il vicepresidente di Cario, il vice segretario di Cario e di Assostampa, giornalista dell'ora e quindi in qualche modo protagonista anche lui
01:55in questa storia perché il nostro fotografo, il nostro fotoreporter è il protagonista dell'ora di questo giornale storico che ha raccontato
02:05le stragi di mafia di quegli anni e che le ha riprodotte. Queste fotografie sono delle fotografie necessarie, sicuramente come vedrete disturbanti in qualche modo
02:18ma necessarie perché non solo raccontano quella storia, ma fanno memoria, fanno memoria degli uomini e delle donne che hanno perso la loro vita nel combattere la mafia.
02:26Quindi è una mostra importante anche per questo, io mi auguro, non so se c'è una docente che abbiamo invitato, Francesca, non la vedo,
02:37comunque sarà oggetto sicuramente di incontri con le scuole nei giorni che sarà all'esempio fino al 15 aprile, quindi io mi auguro che possa essere in qualche modo raccontata ai giovani
02:50perché è testimonianza di quel periodo. Assessore ti passo la parola e tanto di più.
02:55Sì, diciamo, l'idea di questa nostra pagheria nasce quasi per caso, tanto ringrazio tutti i presenti, anche il sindaco, il presidente del Consiglio Comunale, perché seguivo Franco,
03:08lui è social, dalla parola così direbbe non è molto social, e cominciò un diverso tempo fa a pubblicare delle foto che raccontavano quel pezzo di storia
03:21che mi ha visto per una certa parte, praticamente nascendo nel 1980, insomma, soprattutto i fatti della guerra di mafia, pagheria, ero bambino, quasi adolescente, insomma, io ero 92.
03:35E allora poi lui ha deciso, per fortuna di farne una mostra e delle mostre che girano in tutta Italia, ha anche realizzato un catalogo che poi vi daremo,
03:45dove proprio c'è il racconto di ogni foto e quindi, insomma, la storia del vissuto di questa foto.
03:52E allora abbiamo deciso di farlo perché? Perché queste foto, che fotografano orti ammazzati, e che sono, dice bene lui, anime buone e anime cattive,
04:05cioè persone, per bene persone invece cattive, che spero possano aver trovato perdono o abbiano perdonato rispetto a quello che è successo, ma è fondamentale riproporle perché?
04:15Perché, intanto per chi c'era, è bene che dobbiamo continuare a riportare quello che è successo.
04:23Noi viviamo un momento in cui le mafie sono organizzate in maniera diversa, ci stanno distruggendo la vita con le droghe, ci distruggono la vita con la tratta, con le schiave, vogliono mettere le mani nei fondi del PNR,
04:39quindi sono riorganizzate e di fatto non c'è, ad oggi, questa macerderia, anzi questa cainezzeria, che poi vedrete cainezzeria più che macerderia.
04:51C'è poco sangue, ma sappiamo invece quanto, di fatto, quanto a morte ancora segna.
04:56E quindi è fondamentale per noi, che ce l'avamo, ricordarcelo, ma soprattutto è importante che i ragazzi e le ragazze, le donne e gli uomini di questa comunità,
05:05che sono andate dopo tutto questo, dobbiamo sapere, dobbiamo sapere che cos'è la crudeltà dei mafiosi.
05:11Perché a volte anche nei film e nelle fiction, in qualche modo, le figure dei mafiosi, voi per la sceneggiatura, voi per tutta una serie di cose, ne escono sempre, cioè la crudeltà non si percepisce tanto.
05:27Ormai i giornali non possono pubblicare più le foto di morti ammazzate, nei film, ecco, tutte queste scene vengono quasi tolte, no?
05:35Cioè, quindi, in realtà, chi è nato dopo il 2000 non ha idea di cosa era la crudeltà, la cattiveria di questi mafiosi, di questi delinquenti.
05:45Allora, io penso che questa è un'occasione, perché dinnanzi ad una foto, come questa che vedrete, ecco, c'è poco da dire, c'è poco da immaginare.
05:55Lì si è messo proprio davanti a quello che è stata l'orribile, indescrivibile, ingiustificabile azione dei mafiosi, di quella guerra civile, ma anche di quella guerra contro lo Stato, contro la Repubblica, contro i uomini e le donne dello Stato.
06:15E qui un abbraccio va anche a Vittoria Delisi, che è una di quelle donne, di quelle testimoni che hanno perso proprio il proprio amore.
06:25Poliziotto Fabio Vincenzo Timoni, quel 19 luglio, che era un uomo dello Stato, un servitore, una ragazza appena di 22 anni.
06:35Quindi una cosa terribile, per cui la ringrazio che è anche presente qui.
06:40Adesso volevo riprendere anch'io la presenza del Presidente del Consiglio, se vuole poi potrà lasciarti non venire magari anche qui, o di Stilz, o chiaramente, e tutti i consiglieri presenti.
06:50Tornando diciamo agli scatti, diciamo servono a fare memoria a Roberto, Roberto Leone, e che raccontano quel periodo buio.
07:01Sono fotografie che fra l'altro vengono fatte con una tecnica completamente diversa rispetto ad oggi, che con uno scatto di un cellulare possiamo riprendere, ma lì era anche uno studio diverso.
07:13E le tue parole molto probabilmente hanno accompagnato quelle fotografie, com'era quel periodo, com'era avere un fotoleporter, dover andare a scattare una fotografia quando ancora il cadavere probabilmente ancora cava.
07:25Grazie Marina, grazie a tutti, grazie Assessore, e io partirei dal significato però del perché fare ancora oggi una mostra.
07:36Per chi c'era ricordare, perché fa che deve muovere le cose brutte, ma per chi non c'era conoscerle, conoscere per capire in mezzo a quale inferno siamo passati.
07:48Era un inferno, mi fa piacere essere oggi qui a Bagheria perché siamo stati due giorni, abbiamo parlato proprio di queste cose.
07:57Il giornale allora titolava Palermo come Beirut, il giorno dell'attentato agli uffici chinghici, ma come Palermo e Bagheria e Cassendaccia erano il triangolo della morte.
08:08Ogni giorno c'erano due, tre, quattro, cinque delitti e noi cronisti allora scappavamo da uno all'altro senza riuscire a capire bene ancora quello che sta succedendo sul momento.
08:19Poi arriverà Puscetta, anni dopo, e si spiegherà la guerra tra vincenti, perdenti, le cosche che si facevano guerra.
08:27Questa è storia ormai e anche se i ragazzi devono cercare di capire che cosa è successo e quella guerra che poi tra le cosche è diventata invece guerra e attacco allo Stato
08:37da parte di una cosca, di una fazione dei Corleone.
08:44Io mi volevo fermare sulla mostra perché dal nostro punto di vista, dal punto di vista dell'Associazione Signorale della Stampa e del sindacato dei giornalisti,
08:51perché abbiamo voluto rilanciare con forza e riprendere questa mostra che Franco Lannino e Michela Ennacre avevano organizzato in maniera autonoma, privata, nella prima edizione nel luglio di due anni fa.
09:05L'abbiamo voluta rilanciare proprio con il valore delle immagini, immagini di cronaca, al tempo erano semplici immagini di cronaca che andavano sul giornale.
09:13Oggi sono immagini di storia, storia di una guerra, di una guerra che è stata combattuta, per fortuna in parte vinta non del tutto, come diceva perfettamente l'assessore,
09:23però noi queste cose le dobbiamo continuare a testimoniare, i fotoporreporter si diventano gli storici di oggi che raccontano a noi tutti, giovani e meno giovani,
09:33che cosa è stato, che cosa abbiamo passato, quali sono i rischi che possiamo tornare a correre, quindi è importantissimo mantenere alto il valore di chi fa questo vestiere,
09:44che purtroppo oggi è un po' svalutato, molto svalutato, perché lo smartphone trasforma tutti in fotografi, ma in realtà per fare foto come quelle non basta avere uno smartphone,
09:56anche oggi serve una professionalità, serve cura, attenzione, preparazione e lo stesso succede per i giornalisti, non tutti possano raccontare e far capire quello che succede,
10:08per questo noi pensiamo che è sintagato, che è giusto mostrare quelle immagini oggi e rivalutare, tenere alto il valore di chi fa questo vestiere,
10:19senza i fotografi e i giornalisti la democrazia è più povera se non addirittura in pericolo.
10:26Un attimo tutti che con il traduttivo di giornalista hai focalizzato puntualmente quelle che sono le motivazioni che stanno dietro a questa importante mostra,
10:42l'informazione è democrazia, l'informazione passa attraverso un'immagine come attraverso un testo, soprattutto se il valore è quello di informare la cittadinanza,
10:53come può fare un ufficio stampa, ed è questo l'importante, come può fare un cronista quando va a raccontare un fatto di cronaca o un fotografo a riprenderlo.
11:06E quindi è questo il valore di questa mostra, Franco Lannino insieme al collega ha fondato questo importante studio di Palermo che è Studio Camera, la sua agenzia,
11:16che tra l'altro se non erro ha forse il bagaglio più importante di fotografia a livello europeo che riguarda non la mafia, anche perché è stato forse delitto in foto di altri colleghi,
11:26quindi è un bagaglio storico, come giustamente diceva Roberto, importantissimo, che in qualche modo è immortalato in queste fotografie.
11:36Come ti è nata l'idea di realizzare questa mostra e cosa ti ha portato a farlo, grazie anche a Michele che in questo momento non può essere con noi.
11:51Sì, innanzitutto volevo ringraziare Romeo, ma sono io che ringrazio voi, ringrazio questa amministrazione, anche la persona della settore di formatore che mi ha cercato fortemente per esporre queste foto,
12:04perché siete voi che avete avuto il coraggio di esporre e far vedere questa mostra.
12:10Questa mostra nasce dalla genesi, è abbastanza semplice. Io che ho vissuto quegli anni in prima linea facendo il fotoreportre, andando fisicamente in tutti i posti dove voi vedete queste 44 foto,
12:25io sono stato presente partiamo dagli anni 80, finiamo all'inizio degli anni 2000, un po' oltre 2000, per me era diventata una cosa normale perché Palermo era detta la città dei 100 morti l'anno,
12:39l'anno di mafia, tra l'altro anche in maniera collaterale Bagheria, quindi il coraggio di questa amministrazione di far venire una mostra che li ha visti i protagonisti,
12:50io mi ricordo che questo era uno dei tre vertici del piano della morte che comprendeva Bagheria, Castel d'Accia e Santa Plata.
12:58E quindi la genesi è proprio questa, questo mio essere presente, aver vissuto in maniera professionale e anche in una certa maniera comune normale tra virgolette,
13:09perché a quei tempi era normale vivere questi momenti. Voi nelle foto vedrete alcune scene del delitto dove ci sono tantissimi bambini che guardano oltre la ferrocina rossa e quindi c'era un pubblico,
13:21sembrava un fatto teatrale l'omicidio, da noi ma anche qui da voi. E quindi per me avendolo vissuto come una cosa normale, certe volte raccontavo in giro a miei coetanei o anche a persone più giovani,
13:33ai quarantenni, ai quarantacinquenni, come appunto è la storia, raccontavo quei momenti e vedevo che queste persone mi guardavano un po' straniti e non capivano esattamente cosa io dicessi.
13:45Allora mi sono fatto un calcolo e ho detto che non ricordo perché ero un bambino, casomai qualcosa in televisione vagamente, ma i miei genitori magari spegnerò la lingua per non coinvolgermi in queste cose.
13:56Pensate poi ai ventenni che non sanno completamente nulla di questa cosa e mi venne in mente appunto di fare qualcosa, di inventargli qualcosa per riportare alla memoria di chi appunto era proprio giovane e di chi era giovanissimo,
14:09quindi non potreva sapere di questo periodo buio della nostra Sicilia, di fare in modo di farglielo conoscere e qui viene appunto, mi viene il dubbio, dico come faccio a far riconoscere quegli anni, gli arrestati, i venditi, parliamo di questo, parliamo di quello,
14:23cosa era il fulcro di questi anni terribili? I morti ammazzati, semplici morti ammazzati. Allora mi è venuto appunto a me e a Michele in mente di guardare tra le migliaia di fotografie di morti ammazzati di quegli anni e scegliere 44 fotografie emblematiche dove ci sia proprio un cataogo di quello che era la ferocia mafiosa e quindi il modo di uccidere dei mafiosi.
14:46Quindi qui vedete l'incapretato, vedete quella persona uccisa con una lupara, la persona accotellata, la persona appunto squagliata nell'acido perché questo facevano e addirittura appunto anche bruciata. Fotoforte ovviamente perché mi sono reso conto che erano molto forti queste fotografie però davamo l'idea di quello che era lo spaccato appunto di quegli anni e tra l'altro poi alla fine di tutto quando la mostra era pronta e l'abbiamo appunto come prima stesura, come prima uscita di questa mostra fatta in maniera autoprodotta senza chiedere niente,
15:15niente per esempio all'amministrazione comunale di Palermo fatta proprio in uno studio di un architetto privato appunto per capire e castare il polso appunto delle persone che venivano a visitare questa mostra molto forte.
15:26Ebbene due anni fa nel luglio tra la fine della stesura nei primi 20 giorni abbiamo avuto ben 1500 visitatori, visitatori appunto che sono rimasti un po' sconvolti sì però molto come dire molto trascinati da questa cosa appunto che era appunto la memoria di quegli anni che stava per perdersi, perché stava per perdersi? Perché alla fine a scuola non te la fanno studiare perché è scoria recente.
15:50Qui parliamo di foto di 30 anni fa, sembra una foto del secolo scorso, infatti parlando con pochi giovani che le vengono a vedere le guardano e le guardano come fossero fotografie di un secolo fa, invece sono foto proprio che fino a 30 anni fa erano come dire la normalità.
16:04Appunto dato il successo di questa prima edizione poi è stata rilanciata appunto dalla sua stampa nella persona del mio collega Roberto Leone che l'ha voluta e da lì appunto è partita e figuratevi che già siamo arrivati a questa, la 17esima edizione, ha girato tutta l'Italia, pensate che la settimana scorsa, i 15 giorni fa io ero sia a Bari che ad agosto a presentare questa.
16:24In contemporanea è stata in 3 o 4 cittadine diverse, anche perché di questa mostra ci sono dei cloni che sono venuti qui a stampare per accontentare appunto la richiesta di tutti. Alla fine poi stringendo stringendo cosa vuol dire questa mostra? Questa mostra non è altro che il vero voto della mafia, perché noi pensiamo appunto come giustamente diceva l'assessore Tornatore che la mafia sia anche una cosa romanzata, pensiamo al film Il padrino, all'ologia, pensiamo a Pomorra, pensiamo a tutte queste sceneggiate che appunto fanno venere questi
16:53questa mafia, questa camorra, questa malavita come se fosse una cosa normale e addirittura avvicano il cattivo, quindi i giovani magari lo seguono perché gli sembra appunto che sia interessante fare scignottare appunto i cattivi. Invece no, i cattivi sono questi, i cattivi sono quelli che hanno resso, hanno invaso, hanno intriso di sangue la nostra Sicilia, la mafia è questa, morte e orrore, non c'è filmografia, non c'è nulla.
17:21Un solo aneddoto, vi racconto che tra l'altro troverete anche in questa mossa, in questa mossa c'è una testa di cavallo che è stata appoggiata su un sedile di una macchina di un imprenditore, di una ditta appunto, che dopo due giorni perché niente, scappò via da parete. Perché la testa di cavallo? La testa di cavallo aveva un'individuazione molto potente che i mafiosi hanno mutuato da un film, dal film Il padrino, dal primo padrino, perché è vero che queste cose succedevano, nel senso che la macchina doveva intimidire un imprenditore o uno di quelli che gli facevano trovare, che fu a porta la testa di una macchina, di una ditta,
17:51di un sedile, di un gavretto o purtroppo il vicino impiccato, il gattino impiccato, questo succedeva. Quando invece nel 75 esce, nel 72 esce Il padrino, e c'è quella scena madre che magari continuano a vincere l'artista, comunque andatela a vedere perché fa scuola con un film del genere,
18:07succede che a un imprenditore appunto cinematografico gli fanno trovare una testa di cavallo smozzata ai piedi del letto perché lui si era rifiutato di assumere un attore in odor di mafia.
18:17Ecco, nel momento in cui questa scena è passata appunto per questa pellicola, i mafiosi l'hanno rubata, l'hanno fatta proprio, infatti da quel momento in poi per intimidire le persone usavano questa terribile modalità.
18:31Tra l'altro modalità confermata da molti mafiosi, uno tra tutti, Giovanni Busca, che quando fu arrestato gli trovarono a casa proprio la trilogia del padrino in VHS e lui stesso avvise dannitamente che lui come tanti altri suoi soldati prendeva esempio da questo film per fare appunto gli interessi grossi e sporchi di questi mafiosi.
18:51Quindi appunto memoria, memoria per non dimenticare, memoria per non ricaderci e memoria appunto per il futuro. Non vi fate intimidire dal fatto che sono fotografie molto pesanti, molto dure perché è la realtà, tutto quello che succede io sono convinto nel mondo va visto e va visto con i nostri occhi per appunto toccare con mano quello che può essere la ferocia mafiosa.
19:11Tra l'altro mafia che esiste ancora, la mafia sanguinaria questa, quella si è stata sconfitta con l'arresto di Dottor Rino e tutti i suoi appunto seguaci dai Corleonesi, questa città appunto che è stata pure infangata da questo clan che è cosiddetto dei Corleonesi, l'altro Corleone la conoscete tutto, è una città bellissima e quindi la mafia storicista non esiste più, ma la mafia ovviamente esiste, la mafia ha affari con la droga, la mafia ha affari con malaffari, con l'edilizia, con le commesse, con i bitcoin e con tutto quello che è caro.
19:39E quindi buona visione, ovviamente la mostra non è per tutti, per capirla a fondo bisogna entrare appunto in quest'ottica di fare storia.
19:49Tra l'altro ci sarà un catalogo per tutti quelli che vedono la storia, anche perché per ognuno c'è un delitto, c'è una storia, sono cocherdiche ma si deve dare un'idea di quale è il clima e tra l'altro ci sono delle storie terrificanti, per esempio qui siamo a Pagheria, tra tutte, vi metto in evidenza la storia appunto dei familiari di Marino Mannoia che erano pochi centinaia di anni di qua e sono state exterminate perché appunto il loro congiunto si era penitito.
20:17La prima strage di donne in maniera proprio fatta e claramente dai naziosi che si diceva appunto che non uccidevano le donne e che uccidevano i bambini. Questa è la prova che i naziosi dicono sciocchezze perché loro uccidevano qualunque cosa si vedesse di traverso. Grazie, grazie a tutti.
20:31Tra l'altro c'è un QR code dove scaricandolo potete leggere la storia di ogni fotografia, a me farà piacere se poi si soffermerà davanti a qualche foto con alcuni di voi che vorranno ascoltarlo dalla viva voce appunto il racconto perché è molto suggestivo.
20:55Ci siamo visti tra l'altro con il consigliere comunale che è stato commissario a Bagheria e ci raccontava anche lui dal punto di vista delle forze dell'ordine quello che accadeva in quegli anni.
21:09Per ringraziare sono anche i ragazzi della comunità della casa dei giovani che sono con noi ed era importante che ci fossero. Mi veniva in mente mentre parlavo a Franco e ho visto la foto che a Bagheria, chi era di quegli anni miei insomma che lo ricorda, ad un certo punto cominciavano ad ammazzare tanti papà dei nostri compagni.
21:29E ad un certo punto mi sono reso conto, avevo la paura, che anche il mio papà, come il papà di quelli che ero là, era quasi una ammazzata di atto coputo. Se hanno ammazzato il papà di Michele, di Giuseppe, di Francesca, poi appresso tocca pure al mio padre.
21:49Questa cosa mi è sempre rimasta, così come mi è sempre rimasto il rumore dei motori di grande cilindrata, perché ovviamente ogni volta che noi abitavamo al centro storico mio nonno appena sentiva stracciare moto, io abitavo a pochissimi metri da dove sono stato ammazzato per donne quella sera di novembre, del 29 novembre, ecco quindi queste cose ti segnano, poi mio padre mi disse che tutti poi morivano ammazzati.
22:17Per fortuna è arrivato qui e quindi l'abbesso. Però diciamo che è importante, ho detto di portare i ragazzi, perché è fondamentale capire quello che sta, cioè è fondamentale, perché altrimenti rischiamo di perdere un pezzo della nostra storia e non va bene, anche in questo momento particolare.
22:45Sessore tu parlavi del valore didattico di questa mostra che io sottolino ancora una volta, peraltro vedo che è arrivata l'insegnante di cui vi dicevamo prima, Francesca Tabbia, che sta portando avanti un lavoro magnifico con il liceo classico facendo un vero e proprio TG dell'antimafia, un lavoro che vi invito a seguire anche sui social, dove io e Roberto siamo stati ospiti al liceo per fare questa lezione, ma in realtà l'incontro nell'ambito del progetto portato avanti dalla Prefettura con le scuole,
23:14le scuole a sua stampa, proprio per promuovere l'importanza dell'informazione, che sia giornalistica e di cronaca come dell'attività dei fotoreporter. Adesso vi lascio quindi alla frizione, prego c'è una domanda dal pubblico, prego.
23:29Prego, volevo sapere se è mai capitato di trovarsi davanti a una scena che ha deciso, ha scelto di non fotografare, di non incontrare questo, e se sì per quali motivi, per quale ragione?
23:49Devo dire no, devo dire no perché io questa professione facevo e tra l'altro è più di un mestiere, io ho fatto per me una missione, nel senso che la mia missione era quella di far vedere ai fruitori della carta stampata gli esempi, perché non c'erano appunto i siti internet di informazione, quello che appunto era la scena in questo caso del delitto, ma poteva essere anche un'altra azienda qualunque, una nava fondata, qualcosa d'altro che comunque appunto il giorno dopo andava visto da tantissime persone
24:18che dipendevano da me per vedere quello che era la scena. Dovere di Crona che tra l'altro non potevo fermarmi davanti a nulla, ho sempre cercato appunto di mettere da parte le mie emozioni, fotografare quello che c'era da fotografare, documentare quello che c'era da documentare per poter appunto rammetterlo a delle persone che poi mi dettavano il giornale. Quindi non mi è mai capitato di tirarmi indietro dalla mia testa.
24:43Se posso aggiungere una cosa a questo proposito? Ecco, dovere di Crona, che lei dice benissimo, perché in quel momento ovviamente siamo di fronte già dei cadaveri, là si deve raccontare una storia. Cosa diversa è con i cellulari, che c'è gente che si improvvisa giornalista, ma che riprende quando invece potrebbe andare ad aiutare qualcuno che in quel momento rischia di diventare una giornalista. Ecco la differenza, ecco l'erica, ecco la teotologia del lavoro giornalistico e del lavoro del giornalista.
25:11Mi è capitato di fare anche questo, mi è capitato di riprendere, di fotografare, ma di aiutare nel contesto. Un incendio, era un incendio a San Martino delle Scale, vicino a casa nostra alle porte di Palermo, mentre facevo degli scatti mi sono reso conto che quelle persone erano in pericolo e subito dopo aver fatto gli scatti mi sono lanciato, li ho presi e ho detto dovete andare via perché tra un po' questo pino prenderà fuoco e non avete idea di quello che succede quando un pino prende fuoco. Infatti dopo che io li ho acchiappati, visicamente, volevano salvare le sedie e il piavolino di blanco per pensare.
25:38Quando però me li sono trascinati via, dopo pochi secondi questo pino ha fatto tutta una rampata e se fossero stati lì sarebbero, non dico morti, ma li sarebbero fatti male.
26:08Il Mario Prestitico, detto Mario Nino, un boss mafioso, tra l'altro era il braccio armato del grande Corleonesi e lui assieme a due suoi soldati, Pino Greco, detto Scarpa, Scarpuzzetta, Giuseppe Lucchese, erano proprio il braccio armato di Tottorino.
26:28Lui viene ucciso perché si era lamentato dal fatto che Tottorino aveva fatto uccidere il suo nipote che era Pino Greco e si era lamentato di questa cosa. Ovviamente questa cosa venne alle orecchie di Tottorino che gli disse di farlo fuori perché nessuno si può lamentare nell'ambito mafioso.
26:45Poi andiamo appunto al 1989, nell'omicidio d'Asta, Michele d'Asta faceva il barbiere presso l'ospedale dove c'era il reparto detenuti dell'ospedale 5, viene ucciso in autostrada a poca distanza dallo svincolo e viene ucciso dentro la sua macchina.
27:07Pensate che questa persona che lo prende e lo mette appunto pietosamente dentro la cassa da morte è il figlio.
27:14Tra l'altro questa immagine è molto suggestiva perché sembra quasi una pietà.
27:17Sembra una pietà, una pietà. Il figlio appunto che tra l'altro ovviamente provandosi a dover lavorare con il padre ucciso lo ha preso in braccio non facendosi aiutare da nessuno.
27:28E poi andando nell'altra sala, se ci accomodiamo di là, c'è forse quello che viene considerato un po' il primo omicidio di donne, una strage di donne che avviene proprio qui a Bagheria.
27:42Dov'è la foto? Delle parenti di un marito annonato.
27:46Allora intanto vediamo anche le foto mentre raggiungiamo la fotografia.
27:59Questa appunto, come le signore stanno facendo notare, è stato uno dei più atroci delitti di mafia di donne.
28:07Pensate, queste tre donne, qui se ne vede solamente una, lei è Leonardo Costantino, la madre di Francesco Marino Mannoia che era appunto il primo pentito con Leonezze, pensate.
28:19Per punirlo appunto di questo suo pentimento la torrina a uccidere sua mamma, quindi Leonardo Costantino, Lucia Costantino che sarebbe la sorella e addirittura Vincenza Marino Mannoia che sarebbe la figlia.
28:30Quindi il pentito in questo momento perde la madre, la figlia, la sorella, scusate, e poi perde pure l'azia.
28:36È stato uno degli omicidi più efferati, tra l'altro appunto in questo omicidio, quella sera del 1989, il 23 novembre esattamente, venne pure il giudice Falcone a fare una ricognizione di questo omicidio.
28:47Perché? Perché Falcone era colui che aveva raccolto le confidenze del pentito Marino Mannoia.
28:52Tra l'altro questa foto tu sei riuscita a scattarla perché l'allora capo redattrice dell'Ora Marina Pino ti mandò in tarda serata, quasi a chiusura dell'edizione, a scattare questa foto.
29:02Sì, sì, mi disse proprio che sto andando a Baglia dove c'è stata una strage di donne.
29:06C'è stato il cambiamento della mafia.
29:09Ma no, la mafia comunque le ha sempre uccise.
29:11No, non soccavano le donne.
29:12No, no, no, soccavano sia le donne che i bambini.
29:15Prima delle manotte.
29:16Prima delle manotte, se ne sono avanti.
29:18Era convinto che fosse agghiettiato in quel momento.
29:20No, no, no, questo è stato uno dei più efferati.
29:22Grazie Franco, noi chiudiamo la diretta.