Sono le immagini (vere, reali) che il regime di Teheran vieta. Nega. Nascondendo la verità, come dice la ragazza commentando i video che le sono arrivati sul cellulare. E che a sua volta invierà. Perché così, racconta il regista Mohammaed Rasoulof, quelle immagini poi arrivano all'estero. E mostrano la verità.
La clip qui sopra non è più fiction, ma documentario. Il seme del fico sacro è nei cinema da oggi 20 febbraio, nuovo film del regista iraniano Mohammad Rasoulof. Candidato della Germania (Paese dove si è rifugiato) all'Oscar 2025 come Miglior film internazionale. Un film che è un messaggio politico, la storia allegorica di una famiglia (padre giudice, madre, due figlie giovani) e del Potere. Con, incredibili, le immagini delle proteste del Movimento Donne, Vita, Libertà. E la repressione da parte del regime, nelle vie di Teheran. Il regista (Premio Speciale della Giuria a Cannes 2024: ma sarebbe stata giusta la Palma d'Oro), racconta così il set: «La paura di essere identificati e arrestati getta un'ombra su tutto. Ma sotto quest'ombra si trovano sempre delle soluzioni. Per esempio, abbiamo cercato di mantenere il gruppo piccolo. Avevamo anche un'attrezzatura tecnica ridotta al minimo, ma l'abilità del cameraman e dei suoi assistenti è riuscita a compensare i limiti dell'attrezzatura. Non so spiegare come abbiamo aggirato il sistema di censura del governo, ma si può fare. Il governo non può controllare tutto. Con l'intimidazione e la paura cercano di indurre la sensazione di avere tutto sotto il loro controllo. Ma questo metodo è come una granata stordente il cui suono può intimidire. Non possono controllare tutto (...) Difficoltà come queste non sono affatto uniche. I miei colleghi stanno affrontando le stesse dure circostanze in Iran. La forte pressione delle forze di intelligence li ha messi in una situazione difficile. È stato loro vietato di lasciare il Paese e sono stati minacciati di essere messi in prigione, semplicemente per aver partecipato a una creazione artistica. Alla stregua medievale, i tribunali rivoluzionari hanno avviato contro di loro dei processi. La portata della repressione e della censura in Iran si è ampliata a tal punto che il governo si permette di prendere in considerazione punizioni brutali per la realizzazione di opere d'arte, non solo per il cinema. Il rapper Toomaj Salehi è in carcere ed è stato condannato a morte. Anche questa è una forma di violenza governativa. Le organizzazioni internazionali che monitorano la situazione dei diritti umani in Iran non dovrebbero rimanere in silenzio a riguardo».
Prima di partecipare al Festival di Cannes, lo scorso maggio, il regista ha condiviso il seguente comunicato: "Sono arrivato in Europa pochi giorni fa dopo un viaggio lungo e complicato. Circa un mese fa, i miei avvocati mi hanno informato che la mia condanna a otto anni di carcere è stata confermata dalla corte d’appello e che sarebbe stata eseguita in tempi brevi. Sapendo che la notizia del mio nuovo film sarebbe stata rivelata molto presto, sapevo che senza dubbio a questi otto anni si sarebbe aggiunta una nuova condanna. Non avevo molto tempo per prendere una decisione: dovevo scegliere tra la prigione e lasciare l'Iran. Con il cuore pesante, ho scelto l'esilio. La Repubblica islamica ha confiscato il mio passaporto nel settembre 2017. Pertanto, ho dovuto lasciare l'Iran di nascosto (...) Molte persone hanno contribuito alla realizzazione di questo film. Il mio pensiero va a tutti loro e temo per la loro sicurezza e il loro benessere".
La clip qui sopra non è più fiction, ma documentario. Il seme del fico sacro è nei cinema da oggi 20 febbraio, nuovo film del regista iraniano Mohammad Rasoulof. Candidato della Germania (Paese dove si è rifugiato) all'Oscar 2025 come Miglior film internazionale. Un film che è un messaggio politico, la storia allegorica di una famiglia (padre giudice, madre, due figlie giovani) e del Potere. Con, incredibili, le immagini delle proteste del Movimento Donne, Vita, Libertà. E la repressione da parte del regime, nelle vie di Teheran. Il regista (Premio Speciale della Giuria a Cannes 2024: ma sarebbe stata giusta la Palma d'Oro), racconta così il set: «La paura di essere identificati e arrestati getta un'ombra su tutto. Ma sotto quest'ombra si trovano sempre delle soluzioni. Per esempio, abbiamo cercato di mantenere il gruppo piccolo. Avevamo anche un'attrezzatura tecnica ridotta al minimo, ma l'abilità del cameraman e dei suoi assistenti è riuscita a compensare i limiti dell'attrezzatura. Non so spiegare come abbiamo aggirato il sistema di censura del governo, ma si può fare. Il governo non può controllare tutto. Con l'intimidazione e la paura cercano di indurre la sensazione di avere tutto sotto il loro controllo. Ma questo metodo è come una granata stordente il cui suono può intimidire. Non possono controllare tutto (...) Difficoltà come queste non sono affatto uniche. I miei colleghi stanno affrontando le stesse dure circostanze in Iran. La forte pressione delle forze di intelligence li ha messi in una situazione difficile. È stato loro vietato di lasciare il Paese e sono stati minacciati di essere messi in prigione, semplicemente per aver partecipato a una creazione artistica. Alla stregua medievale, i tribunali rivoluzionari hanno avviato contro di loro dei processi. La portata della repressione e della censura in Iran si è ampliata a tal punto che il governo si permette di prendere in considerazione punizioni brutali per la realizzazione di opere d'arte, non solo per il cinema. Il rapper Toomaj Salehi è in carcere ed è stato condannato a morte. Anche questa è una forma di violenza governativa. Le organizzazioni internazionali che monitorano la situazione dei diritti umani in Iran non dovrebbero rimanere in silenzio a riguardo».
Prima di partecipare al Festival di Cannes, lo scorso maggio, il regista ha condiviso il seguente comunicato: "Sono arrivato in Europa pochi giorni fa dopo un viaggio lungo e complicato. Circa un mese fa, i miei avvocati mi hanno informato che la mia condanna a otto anni di carcere è stata confermata dalla corte d’appello e che sarebbe stata eseguita in tempi brevi. Sapendo che la notizia del mio nuovo film sarebbe stata rivelata molto presto, sapevo che senza dubbio a questi otto anni si sarebbe aggiunta una nuova condanna. Non avevo molto tempo per prendere una decisione: dovevo scegliere tra la prigione e lasciare l'Iran. Con il cuore pesante, ho scelto l'esilio. La Repubblica islamica ha confiscato il mio passaporto nel settembre 2017. Pertanto, ho dovuto lasciare l'Iran di nascosto (...) Molte persone hanno contribuito alla realizzazione di questo film. Il mio pensiero va a tutti loro e temo per la loro sicurezza e il loro benessere".
Categoria
🗞
NovitàTrascrizione
00:00Gli assembramenti e le proteste di ieri sera in alcune parti di Teheran ben presto si sono
00:08trasformate in caos e i rivoltosi hanno danneggiato diverse proprietà pubbliche e private.
00:13Sono le 8.55 di sera, vedete la piazza?
00:19Davanti al comune è stata data alle fiamme una utilitaria.
00:22Anche in diverse altre città di alcune regioni è dimostrato che approfittando delle condizioni
00:39create a Teheran hanno danneggiato diversi esercizi pubblici e privati creando danni
00:44ingenti ai proprietari.
00:52Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org