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"L'ultimo Brigante", di Giancarlo Loffarelli, è un documentario che ripercorre la vita e la leggenda del brigante Gasparrone, vissuto nel Lazio nel XIX secolo.

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Trascrizione
00:00Polis, il racconto dei territori con Massimiliano Cacciotti. Benvenuti, benvenuti qui su Polis,
00:10il racconto dei territori. Oggi facciamo dei viaggi nel passato, nei luoghi attraversati dai
00:19briganti e nei luoghi attraversati dai viaggiatori del 7 e dell'800. Lo faremo insieme a due
00:28documentari molto belli, molto interessanti, che ci raccontano delle storie molto particolari. La
00:36prima, grazie a un documentario di Giancarlo Loffarelli, ci racconta la storia del brigante
00:44Gasbarone, un brigante vissuto nell'ottocento nel sud del Lazio e proprio l'ultimo brigante
00:53si intitola questo documentario.
01:53Siamo a Tariccia, una cittadina dei castelli romani famosa per tante ragioni, ma noi siamo
02:19qui perché da qui vorremmo far cominciare un racconto, un racconto di briganti che non tutti
02:25conoscono, ma che è interessante persino per capire la nostra storia di oggi.
02:48Il brigantaggio fu un problema che interessò per secoli lo stato pontificio fino alla sua
03:07definitiva estirpazione che si fa risalire intorno al 1825. Le principali bande provenivano
03:16dal basso Lazio al confine con lo stato borbonico tra i Monti Lepini e i Monti Ausoni. Con il
03:22dilagare della disoccupazione, delle garestie, con le tante tasse e l'aleva obbligatoria imposta da
03:28Napoleone scoppiarono ribellioni e le montagne del Lazio meridionale si popolarono di disertori
03:35e di ricercati dalle truppe francesi di occupazione. Ai remitenti all'aleva si erano aggiunti comuni
03:42avanzi di galera e disoccupati che riuniti in bande più o meno grandi rendevano particolarmente
03:49pericoloso un viaggio attraverso la via Appia da Roma a Napoli.
04:13Un importante ricordo del brigantaggio della prima metà dell'Ottocento è conservato nel Palazzo Chigi di Ariccia.
04:26Si tratta di un rarissimo ritratto del terribile brigante Gasparrone, noto anche come Gasperone,
04:32nato a Sonnino, oggi in provincia di Latina, del 1793.
04:43Ci troviamo ad Ariccia, nel cuore dei Castelli Romani, lungo il tragitto della via Appia Antica
04:51e poi della via Appia Nuova, un territorio che è stato nel passato molto legato alla
05:02memoria del brigantaggio e soprattutto alla figura del brigante Gasparrone, che qui veniva
05:08chiamato Gasperone.
05:32Ci sono molte storie, molte memorie che lo riguardano, per esempio quella più eclatante
05:40è il presunto tesoro che avrebbe seppellito nel parco annesso al Palazzo Chigi, il Parco Chigi.
05:48Ci sono infatti le grotte del Palazzo Chigi dove si trova il tesoro di Gasparrone,
05:56e ci sono anche delle cavità nella parte alta del parco dove si dice che abbia seppellito
06:02il suo tesoro.
06:04Effettivamente si ipotizza una connivenza tra i feudatari, i Principi Chigi, che dal
06:131600 hanno detenuto il Feudo di Ariccia e il Palazzo Chigi.
06:20Una testimonianza viva e concreta della presenza di Gasparrone qui ad Ariccia è rappresentata
06:28da un ritratto che fu eseguito dal vero ad Ariccia il 23 settembre 1825, come riporta
06:40una scritta di Gasparrone.
06:43Si tratta di un'acquaforte, di un'incisione rarissima. Bartolomeo Pinelli, un grande
06:51illustratore romano, soprattutto illustratore della vita popolare romana e del brigantaggio,
06:58esegue un importante ritratto.
07:03Gasparrone era celeberrimo in Italia e all'estero, tanto da essere ricordato dall'epoca di
07:09Gasparrone, che era un po' il più famoso del mondo.
07:13Gasparrone era celeberrimo in Italia e all'estero, tanto da essere ricordato dall'epoca di Gasparrone,
07:19che era un po' il più famoso del mondo.
07:27Gasparrone era celeberrimo in Italia e all'estero, tanto da essere ricordato dall'epoca di Gasparrone,
07:33che nel 1835 gli fece visita in carcere nel forte Michelangelo di Civitavecchia, citandolo
07:41anche nel suo romanzo Il conte di Montecristo.
07:45Stendhal, console francese nello stato pontificio, nel 1840 scriveva a un amico da Civitavecchia
07:58Su cento stranieri che giungono qui, cinquanta vogliono vedere il celebre brigante Gasparrone
08:05e 4 o 5 Marie-Henri de Stendhal.
08:11Siamo a Sonnino, dove Antonio Gasparrone nacque e dove visse l'infanzia, in montagna, a pascolare la mandria di famiglia.
08:28Rimane orfano del padre, Rocco, quando è ancora bambino, e continua quella vita dura, in montagna,
08:35con la madre Faustina, che perderà, qualche anno dopo, i due fratelli e le due sorelle.
08:46Rimasto orfano, Antonio Gasparrone compirà il gesto che cambierà la sua vita.
08:55Qui, proprio in questo portico di Sonnino, ucciderà il fratello della ragazza che lui ama, Michelina Rinaldi,
09:03e che la famiglia di lei, benestante, si rifiuta di dargli sposa.
09:13Da quel momento, la strada del brigantaggio diventa, per lui, l'unica possibilità.
09:21In questa zona cominciano ad addentrarsi i briganti, ad associarsi tra di loro, verso la fine del Settecento,
09:28quando, con gli avvenimenti politici internazionali del tempo, cioè l'arrivo dei francesi in Italia,
09:34la fondazione della Repubblica Romana a Roma e della Repubblica Partenopea a Napoli, si scompogge l'assetto politico.
09:41Queste bande, per poter sopravvivere, devono avere le risorse.
09:44Quindi, spesso, anche le bande, composte da persone che si erano ribellate sul piano politico,
09:49che non volevano partire con scritti nelle guerre napoleoniche, hanno dovuto ricorrere a fenomeni delinquenziali.
09:58Tra i protagonisti di questo brigantaggio, noi abbiamo, ovviamente, Antonio Casbarone,
10:03Antonio Casbarone, sonninese, personaggio rilevante, che è passato nella mitologia
10:08perché è stato l'ultimo dei capi briganti pontifici ad arrendersi.
10:12Gli altri o sono stati ammazzati qualche tempo prima, o si erano resi, o erano spariti col tempo.
10:17Questi avevano una straordinaria capacità di mobilità.
10:22Si spostavano rapidissimamente su questi territori perché li conoscevano per le loro tasche.
10:27Erano, per lo più, pastori. Antonio Casbarone era un pastore di mucche, non di pecore.
10:33Però conoscevano i sentieri, conoscevano le montagne, conoscevano le strade,
10:38sapevano come muoversi anche perché loro si muovevano di notte.
10:42Loro si spostavano di notte per evitare di essere intimidati il giorno
10:45e quindi potessero essere intercettati dalla forza, come si diceva a quei tempi.

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