• 3 mesi fa
Trascrizione
00:00Trent'anni dalla prima legge e trent'anni di progetti rimasti tali. Anche alla fine
00:06del 2024, le unioni dei comuni, concepite per gestire in forma associate alcune funzioni
00:11fondamentali come la polizia locale e la gestione amministrativa, restano una chimera. L'obiettivo,
00:17almeno in prima battuta, era quello di avere meno municipi, ma più grandi ed efficienti.
00:22Un percorso a ostacoli, con aggiustamenti di tiro e scadenze sin da subito prorogate
00:27di anno in anno, fino alla sentenza del 2019 della Corte Costituzionale che ha dichiarato
00:32illegittimo l'obbligo di associarsi se i comuni dimostrano che non c'è una vera convenienza
00:37economica. L'unione, insomma, è oggi diventata volontaria, ma resta obbligatoria alla gestione
00:43associata delle funzioni fondamentali. Nella nostra provincia la geografia delle unioni
00:48è cambiata più volte. Oggi se ne contano dieci iscritti all'apposito registro regionale
00:53per un totale di 40 paesi, a cui si aggiunge quella dei comuni della bassa Bresciana occidentale,
00:59che ne associa altri sei, un totale di oltre 135.000 cittadini residenti coinvolti. Stando
01:06alle dimensioni previste dalla legge, però, dovrebbe unirsi poco meno del 60% dei 205
01:11municipi bresciani. Le unioni dei comuni rappresentano comunque anche un'occasione per ricevere
01:17nuove risorse che altrimenti difficilmente finirebbero nelle casse pubbliche. Nel 2024
01:22Regione Lombardia ha erogato alle unioni bresciane 1,15 milioni di euro, a cui vanno
01:28aggiunti anche i 512.000 per le comunità montane e altri fondi destinati ai piccoli
01:34comuni, quelli sotto i 5.000 abitanti.

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