Impennata di reati informatici in Emilia Romagna nel 2023

  • 6 mesi fa
Bologna, 26 gen. (askanews) - "In ogni telefonino c'è la vita di ognuno di noi, i nostri contatti, l'accesso ai nostri conti bancari. C'è sempre un malintenzionato che prova ad entrare". Per l'avvocato generale della Corte d'Appello di Bologna, Ciro Cascone, "manca una cultura tecnologica" nelle persone, soprattutto le più anziane. Ma anche per i più giovani le cose non vanno meglio: "i ragazzi e gli adolescenti che utilizzano i social non si rendono conto che è come lasciare le porte e le finestre di casa aperte". Ma "siamo tutti potenziali vittime" ha superato Cascone commentando il numero delle iscrizioni in Emilia-Romagna dello scorso anno che segnalano una "impennata" dei reati informatici (+34%), delle frodi articolo 640ter del codice penale che punisce chi altera in qualsiasi modo il funzionamento di un sistema informatico o telematico (+7,47%) e dell'accesso abusivo a sistemi informatico (+121%)."Internet è un mondo che conosciamo ancora pochissimo perché siamo abituati a essere utenti ma non a conoscere le dinamiche e soprattutto gli accorgimenti tecnici per difendersi - ha spiegato Cascone alla vigilia della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario -. Infatti il trend legato all'aumento dei reati informatici, degli attacchi informatici e delle truffe si è registrato in aumento. Basti pensare al fishing di cui sono vittime tante persone, anche le meno sprovvedute. E' cresciuto anche il numero di procedimenti contro ignoti"."L'utilizzo è molto semplice ma la conoscenza degli accorgimenti tecnici non è tante volte alla portata di tutti - ha aggiunto -. Crediamo che comprando l'ultimo modello di smartphone o di computer siamo protetti, mentre manca una cultura tecnologica delle persone. Se da un lato siamo costretti a utilizzare una serie di programmi per accedere a servizi, spesso non riusciamo a percepire che a volte accedere a un computer se non è ben protetto è come lasciare la porta o la finestra di casa aperta e chiunque può entrare. Il problema è che dovremmo pretendere un salto culturale della tecnologia: chi offre il servizio dovrebbe dare gli strumenti di difesa. Molte volte le vittime si ritrovano a non riuscire di avere un risarcimento in sede civile perché non hanno attivato tutte le tutele di protezione".

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