Those healthy moments of joy come back to me, when as children, with our cousins, we played with peanuts and savored the biscuits freshly baked by grandmother Giuseppina. The snow rarely fell in our area, but when it did arrive, it came in so much that for weeks it was almost impossible to walk through the streets of the village. For us, Christmas was family, the smells, the loud laughter of our uncles who came from the countryside, the colored wool socks that Aunt Rosetta had made with golden needles, socks for everyone, adults and children. She worked there for six months and then everyone kissed and caressed her. Christmas was the smell of wood burning in the stone oven, the leavened dough to make "scacciate" with anchovies and potatoes. There was always the same little tree, frayed with the same balls and lights for many years, but there were never any presents underneath. There was the custom of eating homemade panettone and at midnight uncorking the only bottle of Moscato wine for thirty people. But we were "baby children" anyway and they didn't give us Moscato, only soda and a little nougat for us. It was a simple Christmas, that of the early 70s, a genuine Christmas where only love reigned without envy and pretension.
Mi ritornano in mente, quei sani momenti di gioia, quando da piccoli, coi cuginetti, si giocava con le noccioline e si assaporavano i biscotti appena sfornati da nonna Giuseppina. La neve scendeva di rado dalle nostre parti, ma quando arrivava, ne arrivava talmente tanta che per settimane era quasi impossibile camminare per le viuzze del borgo. Per noi il Natale era la famiglia, gli odori, le risate fragorose degli zii che venivano dalla campagna, i calzettoni di lana colorata che aveva fatto zia Rosetta con gli aghi dorati, calzettoni per tutti, grandi e piccini. Ci lavorava sei mesi e poi, tutti a baciarla ed accarezzarla. Natale era l'odore della legna bruciata nel forno a pietra, la pasta lievitata per fare le "scacciate" con le acciughe e le patate. C'era sempre lo stesso alberello, sfilacciato con le stesse palle e luci da tanti anni, ma non c'erano mai i regali sotto. C'era l'usanza di mangiare il panettone fatto in casa e a mezzanotte di stappare l'unica bottiglia di vino moscato per trenta persone. Ma tanto noi eravamo "picciriddi" e il moscato, non ce lo davano, per noi solo gazzosa e un poco di torrone. Era un Natale semplice, quello degli inizi anni '70, un Natale genuino dove regnava solo l'amore senza invidia e la pretesa.
Mi ritornano in mente, quei sani momenti di gioia, quando da piccoli, coi cuginetti, si giocava con le noccioline e si assaporavano i biscotti appena sfornati da nonna Giuseppina. La neve scendeva di rado dalle nostre parti, ma quando arrivava, ne arrivava talmente tanta che per settimane era quasi impossibile camminare per le viuzze del borgo. Per noi il Natale era la famiglia, gli odori, le risate fragorose degli zii che venivano dalla campagna, i calzettoni di lana colorata che aveva fatto zia Rosetta con gli aghi dorati, calzettoni per tutti, grandi e piccini. Ci lavorava sei mesi e poi, tutti a baciarla ed accarezzarla. Natale era l'odore della legna bruciata nel forno a pietra, la pasta lievitata per fare le "scacciate" con le acciughe e le patate. C'era sempre lo stesso alberello, sfilacciato con le stesse palle e luci da tanti anni, ma non c'erano mai i regali sotto. C'era l'usanza di mangiare il panettone fatto in casa e a mezzanotte di stappare l'unica bottiglia di vino moscato per trenta persone. Ma tanto noi eravamo "picciriddi" e il moscato, non ce lo davano, per noi solo gazzosa e un poco di torrone. Era un Natale semplice, quello degli inizi anni '70, un Natale genuino dove regnava solo l'amore senza invidia e la pretesa.
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