Mi hanno bruciato l’azienda ma sono felice perché avremo la meglio sugli estorsori

  • 9 anni fa
Antonio Picascia, imprenditore anticamorra di Sessa Aurunca (in provincia di Caserta), aveva da poco terminato un convegno con il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone. Poi verso l’una del 24 luglio la telefonata: «Corri in azienda, sta bruciando tutto». Nel giro di quattro ore la sua «Cleprin», una società che produce detersivi industriali, è andata in cenere. Si è salvata solo una parte. Le cause del rogo sarebbero dolose e legate al suo impegno anticamorra. Che parte dalla denuncia per le richieste estorsive ricevute nel 1997. Denunce grazie alle quali vennero arrestati esponenti del clan Esposito - Di Lorenzo, egemone nella zona. Nel 2007 i camorristi non si dimenticarono di lui. Scaricarono rifiuti e percolato nel piazzale dell’azienda. Poi ancora l’inverno scorso altre minacce dopo un messaggio su facebook: «Oggi è una bella giornata per Sessa Aurunca» scritto da Picascia (divenuto testimonial nazionale di Confindustria nella lotta alla criminalità) per festeggiare l’arresto di Gaetano Di Lorenzo, uno dei capibastone. «Sono contento - dice ora Picascia -. Innanzitutto perché non si è fatto male nessuno e poi perché una parte dell’azienda si è salvata dall’incendio. Ripartiremo già da lunedì, la faremo più bella, grande e forte di prima, esattamente come feci anni addietro con il mio socio Franco Beneduce».

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