'Ndrangheta, colpo al clan "Facchineri": 5 arresti dopo denuncia di un imprenditore (23.05.22)

  • 2 anni fa
https://www.pupia.tv - Operazione dei carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria che, nella notte, hanno tratto in arresto 5 pregiudicati, destinatari di ordinanza di custodia cautelare per associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di beni, ricettazione e detenzione ai fini di spaccio di ingenti quantità di stupefacente.

A carico dei 5 è stata così ipotizzata dalla Procura antimafia reggina l’accusa di aver stabilmente fatto parte della cosca “Facchineri”, storica articolazione territoriale della ‘ndrangheta, operante nei Comuni di Cittanova e San Giorgio Morgeto. Due di loro, inoltre, sono stati inquadrati come capi promotori del sodalizio criminale in parola. Gli arrestati sono Domenico e Salvatore Facchineri, Raffaele Cammarere, Salvino Guerrisi e Giuseppe Ligato.

Le indagini, curate dalla compagnia di Taurianova, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, hanno avuto impulso dalla denuncia presentata da un imprenditore sangiorgese, Adriano Raso, recentemente deceduto per complicanze connesse con la polmonite da Covid-19. L’uomo di affari, attivo nei settori ricettivo e della ristorazione, aveva fatto rientro in Calabria dopo lunghi anni trascorsi a lavorare al nord Italia. Scelto di valorizzare il proprio paese di origine, dapprima aveva rilevato e dato nuova vita ad un ristorante di San Giorgio Morgeto, e, in seguito, aveva avanzato richiesta di gestione di un’altra struttura alberghiera sorta negli anni 2000 a Cittanova, già sottoposta a sequestro nell’aprile 2018 perché ritenuta il frutto e il reimpiego dei proventi delle attività illecita della cosca “Raso-Gullace-Albanese”.

Poco prima di prendere in gestione entrambi gli esercizi pubblici, il denunciante era stato avvicinato dagli indagati che avevano dapprima imposto al malcapitato imprenditore di acquistare prodotti alimentari e bevande da una società di fatto gestita dai capi del sodalizio e, in seguito, lo avevano costretto a subire la loro “protezione” ambientale, attraverso il pagamento del “pizzo” o l’instaurazione di rapporti di assunzione del personale, soprattutto all’interno del citato ristorante.

Il coraggio dell’imprenditore ha però permesso di abbattere il muro di omertà e, a seguito della sua denuncia, gli investigatori hanno avviato un complesso monitoraggio degli indagati, durato dall’ottobre 2019 al giugno 2020. Il quadro emerso è risultato allarmante: nel pieno della pandemia l’organizzazione criminale avrebbe imposto a numerosi esercenti locali di acquistare bevande che, in ragione del loro costo e delle restrizioni governative del lockdown, erano di difficile rivendita, come champagne da oltre 200 euro a bottiglia e bevande energetiche di nicchia. Oltre agli arresti, i carabinieri hanno sequestrato la società di distribuzione dei prodotti alimentari e bevande per un valore stimato di circa 200mila euro. (23.05.22)