Film d'amore e d'anarchia - Ovvero "Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza... (1973)
Trama: Nel 1932 un contadino lombardo, Antonio Soffiantini detto Tunin, dopo l'uccisione da parte dei carabinieri di un suo compagno anarchico, si reca a Roma per assassinare Mussolini. Nella capitale egli entra in contatto con Salomè, una prostituta amante di un anarchico del gruppo, la quale lo ospita nella casa chiusa in cui lavora, spacciandolo per un suo parente. Qui Tunin si innamora di un'altra prostituta, Tripolina, alla quale svela la causa che lo ha portato a Roma. Il mattino dell'attentato si sveglia in ritardo. Angosciato, perde il lume della ragione, e inizia a sparare sulle forze dell'ordine, che erano nel bordello per un controllo.
Arrestato e picchiato dalla polizia politica, Tunin muore in prigione, ma la sua morte viene fatta passare per suicidio: «Stamattina alle 10 in via dei Fiori, nella nota casa di tolleranza, un uomo non identificato, in preda ad improvvisa crisi di follia, sparava ad una pattuglia di carabinieri accorsi al loro dovere. Arrestato, lo sconosciuto si toglieva la vita colpendo violentemente la testa contro il muro della cella.»
Il film si chiude con una citazione dell'anarchico Errico Malatesta: «Voglio ripetere il mio orrore per attentati che oltre che essere cattivi in sé sono stupidi perché nuocciono alla causa che dovrebbero servire... Ma quegli assassini sono anche dei santi e degli eroi... e saranno celebrati il giorno in cui si dimenticherà il fatto brutale per ricordare solo l'idea che li illuminò e il martirio che li rese sacri.»
Trama: Nel 1932 un contadino lombardo, Antonio Soffiantini detto Tunin, dopo l'uccisione da parte dei carabinieri di un suo compagno anarchico, si reca a Roma per assassinare Mussolini. Nella capitale egli entra in contatto con Salomè, una prostituta amante di un anarchico del gruppo, la quale lo ospita nella casa chiusa in cui lavora, spacciandolo per un suo parente. Qui Tunin si innamora di un'altra prostituta, Tripolina, alla quale svela la causa che lo ha portato a Roma. Il mattino dell'attentato si sveglia in ritardo. Angosciato, perde il lume della ragione, e inizia a sparare sulle forze dell'ordine, che erano nel bordello per un controllo.
Arrestato e picchiato dalla polizia politica, Tunin muore in prigione, ma la sua morte viene fatta passare per suicidio: «Stamattina alle 10 in via dei Fiori, nella nota casa di tolleranza, un uomo non identificato, in preda ad improvvisa crisi di follia, sparava ad una pattuglia di carabinieri accorsi al loro dovere. Arrestato, lo sconosciuto si toglieva la vita colpendo violentemente la testa contro il muro della cella.»
Il film si chiude con una citazione dell'anarchico Errico Malatesta: «Voglio ripetere il mio orrore per attentati che oltre che essere cattivi in sé sono stupidi perché nuocciono alla causa che dovrebbero servire... Ma quegli assassini sono anche dei santi e degli eroi... e saranno celebrati il giorno in cui si dimenticherà il fatto brutale per ricordare solo l'idea che li illuminò e il martirio che li rese sacri.»
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