http://www.pupia.tv - “Che cos’è la verità?” Nessuno rispose a Pilato. Su questo silenzio e su tutto ciò che ne consegue indaga Roberto Andò nel suo ultimo progetto, “In attesa di giudizio”, andato in scena nella storica cornice del Maschio Angioino di Napoli.
Straordinaria l’interpretazione di Fausto Russo Alèsi, protagonista nella prima parte dello spettacolo, (un testo di Bérnhard mai rappresentato in Italia), nel ruolo dello scrittore che incontra un curioso personaggio “con le scarpe da donna” ed ancor più nella seconda parte dove magnificamente, nei panni di un giurista, gestisce quell’infinita ed universale galleria di vittime e di carnefici immaginata e portata in scena dal regista Robertò Andò che, nel video in alto, abbiamo ascoltato insieme all’attore Giovanni Esposito.
Il Napoli Teatro Festival propone una pièce fortemente carismatica, che mira ad aprire un dialogo sui significanti e sui significati che l’uomo ha attribuito alla giurisprudenza. Una fuga dal giudizio, dall’angosciosa pretesa del diritto di inseguire e bloccare nella norma il tumultuoso rinnovarsi della vita e dell’esperienza.
Uno spettacolo concepito come una grande natura morta in cui, oltre alla triade che officia il mistero del processo – l’avvocato, il giudice, il pubblico ministero – abitano le vittime e i loro carnefici, ma anche figure quali Cristo, Pilato, Socrate, Voltaire e un gorilla.
Un limbo in cui si alternano la voce di un assassino e quella di un giurista, impegnate entrambe a frugare nelle pieghe insensate e labirintiche dell’esistenza come forma giuridica. Una requisitoria senza appello sul senso del processo che sarà in tournée italiana e che rivedremo a Napoli nella prossima stagione teatrale. (24.06.17)
Straordinaria l’interpretazione di Fausto Russo Alèsi, protagonista nella prima parte dello spettacolo, (un testo di Bérnhard mai rappresentato in Italia), nel ruolo dello scrittore che incontra un curioso personaggio “con le scarpe da donna” ed ancor più nella seconda parte dove magnificamente, nei panni di un giurista, gestisce quell’infinita ed universale galleria di vittime e di carnefici immaginata e portata in scena dal regista Robertò Andò che, nel video in alto, abbiamo ascoltato insieme all’attore Giovanni Esposito.
Il Napoli Teatro Festival propone una pièce fortemente carismatica, che mira ad aprire un dialogo sui significanti e sui significati che l’uomo ha attribuito alla giurisprudenza. Una fuga dal giudizio, dall’angosciosa pretesa del diritto di inseguire e bloccare nella norma il tumultuoso rinnovarsi della vita e dell’esperienza.
Uno spettacolo concepito come una grande natura morta in cui, oltre alla triade che officia il mistero del processo – l’avvocato, il giudice, il pubblico ministero – abitano le vittime e i loro carnefici, ma anche figure quali Cristo, Pilato, Socrate, Voltaire e un gorilla.
Un limbo in cui si alternano la voce di un assassino e quella di un giurista, impegnate entrambe a frugare nelle pieghe insensate e labirintiche dell’esistenza come forma giuridica. Una requisitoria senza appello sul senso del processo che sarà in tournée italiana e che rivedremo a Napoli nella prossima stagione teatrale. (24.06.17)
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