Sacra Corona Unita, omicidio e armi: 58 arresti nel Brindisino -2- (12.12.16)

  • 8 anni fa
http://www.pupia.tv - I carabinieri di Brindisi hanno eseguito nel territorio dell’intera provincia e in quello della limitrofa Lecce, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere della Direzione distrettuale antimafia di Lecce nei confronti di 58 indagati ritenuti responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, concorso in omicidio con l’aggravante del metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegali di arma da fuoco, nonché spaccio di sostanze stupefacenti.

L'inchiesta è stata chiamata “Omega”, 13 le ordinanze notificate in carcere a indagati ritenuti affiliati a due gruppi, quello di San Donaci e quello di Cellino San Marco. Nel corso delle indagini sono state intercettate frasi connesse al rituale di affiliazione alla Sacra corona unita. Al centro dell'operazione, l'omicidio del 29enne Antonio Presta, figlio dell'ex collaboratore di giustizia Gianfranco Presta, ucciso a colpi di pistola e fucile la sera del 5 settembre del 2012, mentre era nei pressi di un circolo ricreativo a San Donaci.

Grazie alle indagini condotte dai carabinieri, si è riusciti a risalire ad un uomo, ritenuto l’autore materiale dell’omicidio, il cui nome sarebbe stato fatto anche da alcuni pentiti della Scu. Si tratta del brindisino Carlo Solazzo, il quale avrebbe agito per vendetta, insieme ad un'altra persona, al momento non ancora identificata. Sono stati identificati anche gli autori di un attentato compiuto tre mesi dopo l’omicidio Presta, ai danni dell’abitazione del comandante della stazione dei carabinieri di San Donaci. Si tratta di Benito Clemente e di Antonio Saracino.

Le indagini hanno portato a galla due gruppi inseriti in contesti di stampo mafioso, riconducibili a Pietro Soleti di San Donaci e ai fratelli Carlo e Pietro Solazzo di Cellino San Marco. I due gruppi concentravano le loro energie nell’espansione dei propri interessi, attraverso nuove alleanze e canali di approvvigionamento di sostanze stupefacenti, da immettere sul mercato con enormi vantaggi economici per entrambi.

L’assenza di lotte intestine favorivano lo sviluppo delle attività criminali dei due gruppi, consentendo agli appartenenti di trarne agevole sostentamento, anche per quelli detenuti e per i loro nuclei familiari. Le armi nella loro disponibilità, venivano “reperite tramite un cittadino di origine slava, Gennaro Hajdari, alias Tony Montenegro, che le faceva giungere dall’Est Europa”.

Quanto al gruppo dei cellinesi, “si avvaleva dell’operato dei luogotenenti Marco Pecoraro e Saverio Elia, nonché di una capillare rete di spacciatori soprattutto di cocaina” che veniva spacciata a Cellino e nei paesi limitrofi. La sostanza stupefacente arrivava da Oria, Brindisi, Lecce e soprattutto da Torchiarolo. (12.12.16)