http://www.pupia.tv - Canicattì (Agrigento) - È stato stimato in circa due milioni di euro il patrimonio sequestrato - in esecuzione di un provvedimento emesso dal tribunale di Agrigento che ha accolto la richiesta del questore Mario Finocchiaro - dalla polizia di Stato alla famiglia Marturana. Il provvedimento ha riguardato numerosi beni immobili, mobili e rapporti finanziari di proprietà o nella disponibilità dei fratelli canicattinesi Gaetano e Roberto Marturana e della loro madre Angela Luvaro.
Ad essere sequestrati sono stati: tre appartamenti a Canicattì, uno a Torino, due magazzini a Canicattì, la quota di sei magazzini sempre a Canicattì, un magazzino in contrada Grottarossa a Caltanissetta, 4 particelle di terreno a Naro per una estensione di circa due ettari, 15 particelle a Grottarossa per una estensione di circa 7 ettari, la quota di 40 particelle a Naro per una estensione di circa 25 ettari, una cassetta di sicurezza, un conto corrente.
Gli accertamenti economico patrimoniali alla base del sequestro sono stati effettuati dalla divisione Anticrimine della questura di Agrigento, con il supporto del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Agrigento. L’esecuzione del sequestro è avvenuta in collaborazione con il commissariato di polizia di Canicattì.
Nella richiesta del questore è stato evidenziato come i Marturana, si legge in una nota della questura, “esprimessero pienamente quella pericolosità sociale manifestatasi nella complessa vicenda criminale svelata dalla nota operazione denominata ‘Tie Break’, dalla quale gli stessi emergevano quali promotori, organizzatori o semplici partecipi di una associazione a delinquere dedita all’attività usuraia”.
L'operazione "Tie Break" scattò nel settembre 1998 quando finirono in carcere più di venti persone. Tra di loro anche professionisti e bancari che hanno preferito patteggiare. Molti dei condannati, tranne Gaetano Marturana ed i suoi familiari, erano non solo complici ma anche vittime dell'usura. Numerose le assoluzioni per intervenuta prescrizione.
Il processo si è concluso nel 2010 con undici condanne per complessivi 66 anni di carcere, 31 mila euro di multa e quasi 16 mila euro quale provvisionale di risarcimento danni alle parti civili. La condanna più pesante, 13 anni di carcere, per Gaetano Marturana, 51 anni possidente di Canicattì, ritenuto la mente dell'organizzazione di usurai. Condannata pure la madre, Angela Luvaro, a 7 anni di reclusione, ed il 38enne fratello minore, Roberto Marturana, a 5 anni.
I capi d’imputazione contestati ai diversi imputati del processo erano circa 50, in molti dei quali era coinvolto proprio Gaetano Marturana. “L’attività criminale principale – si legge nella nota della questura - era costituita dall’usura verso diverse “vittime”. I ripianamenti dei debiti usurai, maggiorati con gli interessi illegali, avveniva non soltanto attraverso la riconsegna di denaro liquido o di assegni, ma anche attraverso la costituzione di garanzie su beni immobili di proprietà delle vittime, nella fattispecie, promesse di vendite con contestuale rilascio di procure speciali a vendere a nome dei Marturana.
“In molti casi, poi, allorché le vittime non riuscivano a saldare i debiti usurai, - si legge ancora - si verificava, effettivamente, la ‘vendita’ a Marturana o ad altri suoi familiari del bene immobile oggetto della garanzia a prezzi enormemente inferiori al valore di mercato o, addirittura, senza alcun corrispettivo reale per il venditore-vittima”. (22.11.16)
Ad essere sequestrati sono stati: tre appartamenti a Canicattì, uno a Torino, due magazzini a Canicattì, la quota di sei magazzini sempre a Canicattì, un magazzino in contrada Grottarossa a Caltanissetta, 4 particelle di terreno a Naro per una estensione di circa due ettari, 15 particelle a Grottarossa per una estensione di circa 7 ettari, la quota di 40 particelle a Naro per una estensione di circa 25 ettari, una cassetta di sicurezza, un conto corrente.
Gli accertamenti economico patrimoniali alla base del sequestro sono stati effettuati dalla divisione Anticrimine della questura di Agrigento, con il supporto del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Agrigento. L’esecuzione del sequestro è avvenuta in collaborazione con il commissariato di polizia di Canicattì.
Nella richiesta del questore è stato evidenziato come i Marturana, si legge in una nota della questura, “esprimessero pienamente quella pericolosità sociale manifestatasi nella complessa vicenda criminale svelata dalla nota operazione denominata ‘Tie Break’, dalla quale gli stessi emergevano quali promotori, organizzatori o semplici partecipi di una associazione a delinquere dedita all’attività usuraia”.
L'operazione "Tie Break" scattò nel settembre 1998 quando finirono in carcere più di venti persone. Tra di loro anche professionisti e bancari che hanno preferito patteggiare. Molti dei condannati, tranne Gaetano Marturana ed i suoi familiari, erano non solo complici ma anche vittime dell'usura. Numerose le assoluzioni per intervenuta prescrizione.
Il processo si è concluso nel 2010 con undici condanne per complessivi 66 anni di carcere, 31 mila euro di multa e quasi 16 mila euro quale provvisionale di risarcimento danni alle parti civili. La condanna più pesante, 13 anni di carcere, per Gaetano Marturana, 51 anni possidente di Canicattì, ritenuto la mente dell'organizzazione di usurai. Condannata pure la madre, Angela Luvaro, a 7 anni di reclusione, ed il 38enne fratello minore, Roberto Marturana, a 5 anni.
I capi d’imputazione contestati ai diversi imputati del processo erano circa 50, in molti dei quali era coinvolto proprio Gaetano Marturana. “L’attività criminale principale – si legge nella nota della questura - era costituita dall’usura verso diverse “vittime”. I ripianamenti dei debiti usurai, maggiorati con gli interessi illegali, avveniva non soltanto attraverso la riconsegna di denaro liquido o di assegni, ma anche attraverso la costituzione di garanzie su beni immobili di proprietà delle vittime, nella fattispecie, promesse di vendite con contestuale rilascio di procure speciali a vendere a nome dei Marturana.
“In molti casi, poi, allorché le vittime non riuscivano a saldare i debiti usurai, - si legge ancora - si verificava, effettivamente, la ‘vendita’ a Marturana o ad altri suoi familiari del bene immobile oggetto della garanzia a prezzi enormemente inferiori al valore di mercato o, addirittura, senza alcun corrispettivo reale per il venditore-vittima”. (22.11.16)
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