L'Europa dei muri

  • 8 anni fa
La Fortezza nel cuore dell’Europa cresce. Per fra fronte alla più grave crisi migratoria dalla seconda guerra mondiale, le preoccupazioni per la sicurezza e la necessità di controllare l’immigrazione illegale dei governi europei, si traducono nella costruzione di muri. Ne è un esempio quello nella zona della “giungla” di Calais, i cui lavori sono inziati martedì. Una tendenza che si è rafforzata dalla scorsa estate quando in Ungheria, il governo conservatore di Viktor Orban ha eretto una barriera di filo spinato, alta quattro metri, lunga 175 km in corrispondenza delle frontiere con la Serbia e la Croazia. L’inasprimento delle misure, in seguito all’imposizione delle quote di ripartizione dei migranti, è stata la risposta adottata anche da Slovenia, Austria e alcuni paesi del nord Europa. Vienna, che nel 2015 ha accolto 90.000 richieste d’asilo, ha deciso di costruire un muro sul Brennero lungo il confine con l’Italia. Nonostante le numerose proteste, il cantiere ha iniziato i lavori. Con queste parole, ad aprile il governatore altoatesino Arno Kompatscher ha minimizzato la gravità della questione:“Quello che so è che si sta costruendo una piattaforma in cemento per appoggiare un tetto, per permettere al personale incaricato dei controlli di ripararsi”. Da giugno l’Austria ha aumentato la sicurezza alla frontiera con l’Italia e a Calais, dove i controlli sono aumentati dal 2014 la costruzione di un muro lungo 1 km, finanziata dalla Gran Bretagna, servirà per completare il recinto di protezione esistente e impedire l’accesso al porto. La crisi migratoria ha messo a dura prova anche i paesi del nord, conosciuti per le generose politiche di accoglienza. La Norvegia costruirà una recinzione in acciao, lungo l’unico valico di frontiera con la Russia, per limitare il flusso di profughi che scelgono la “rotta artica” già utilizzata lo scorso anno da circa 5.000 migranti in arrivo dal medioriente, principalmente dalla Siria, per entrare in Europa.

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