http://www.pupia.tv - Vibo Valentia - Gli agenti della squadra mobile di Vibo Valentia hanno arrestato il latitante Giuseppe Alvaro, indicato come elemento del clan omonimo di Sinopoli.
L’arresto, secondo quanto si apprende, è avvenuto a Vibo. Era ricercato dal 2007 Giuseppe Alvaro, ritenuto esponente di spicco dell’omonimo clan di Sinopoli, cosca ritenuta fra le più potenti dell’intera ‘ndrangheta. Giuseppe Alvaro era coinvolto in un’operazione antimafia della Dda di Reggio Calabria che ha fato luce su diverse attività illecite del clan, capace di riciclare il denaro proveniente dal traffico internazionale di cocaina anche con l’acquisto di immobili e bar a Roma.
Nel tentare la fuga, Giuseppe Alvaro si è procurato delle ferite aglle gambe e la rottura di in piede ed è stato trasferito in ambulanza al Pronto Soccorso dell’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia. Si trova attualmente piantonato dai poliziotti della Squadra Mobile di Vibo, diretta da Marco De Bartolis. All’operazione di ricerca, condotta dalle 3 della notte in una vasta zona di Monterosso Calabro, nelle Preserre vibonesi, ha partecipato anche personale della Polizia di Stato di Reggio Calabria.
L’arresto è avvenuto in agro di Monterosso Calabro. Alvaro, detto “Peppazzo”, sarebbe ai vertici della cosca ominoma, detta “carni i cani”, operante a Sinopoli con proiezioni in Lazio ed all´estero. Era il latitante più longevo della Piana di Gioia Tauro, essendo colpito dall´ordinanza di custodia cautelare in Carcere del febbraio 2009, emessa dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, nell´ambito dell´operazione “Virus”, condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria.
Il ricercato è stato catturato dopo lunghi servizi di osservazione svolti in un´ampia zona rurale. Al momento dell´irruzione eseguita in un frantoio, Alvaro ha tentato la fuga lanciandosi da una finestra, ma poco dopo è stato raggiunto dagli agenti che lo hanno bloccato e ammanettato. Dopo le rocambolesche fasi della cattura, l´arrestato è stato trasportato all’ospedale di Vibo Valentia per essere sottoposto ad intervento chirurgico, perchè, tentando la fuga dal frantoio, ha riportato la frattura scomposta della caviglia.
L’arresto è conseguenza dell’attività investigativa della Squadra Mobile di Reggio Calabria finalizzasta alla cattura del padre di Alvaro, carmine, 63 anni, latitante dal 9 giugno 2003 al 18 luglio 2005, condannato dalla Corte di Appello di Reggio Calabria, per associazione mafiosa, quale promotore, organizzatore e capo dell’omonima cosca mafiosa. In tale contesto era emerso un ruolo di assoluto rilievo di Giuseppe Alvaro nell´organigramma del clan.
Gli affiliati eseguivano puntualmente ed immediatamente le sue direttive d anche, perchè, probabilmente, secondo gli inquirenti, ne riconoscevano il ruolo di portavoce del padre. Gli incontri con il padre, dunque, erano, secondo gli inquirenti, vere e proprie riunioni per stabilire le attività illecite della cosca e per ricevere le direttive del boss latitante.
Giuseppe Alvaro si era sottratto alla cattura insieme al cugino Paolo Alvaro, 51 anni, catturato lo scorso 20 novembre a Melicuccà dai Carabinieri. Annovera diversi precedenti per associazione mafiosa, ricettazione, furto, rapina, truffa, riciclaggio, violazioni della legge sulle armi, favoreggiamento personale e procurata inosservanza dei provvedimenti a suo carico.
E’ stato condannato, con rito abbreviato, alla pena di otto anni di reclusione 8mila euro di multa dal gup del Tribunale di Reggio Calabria. La sentenza di condanna è stata confermata dalla Corte di Appello di Reggio Calabria. (21.07.16)
L’arresto, secondo quanto si apprende, è avvenuto a Vibo. Era ricercato dal 2007 Giuseppe Alvaro, ritenuto esponente di spicco dell’omonimo clan di Sinopoli, cosca ritenuta fra le più potenti dell’intera ‘ndrangheta. Giuseppe Alvaro era coinvolto in un’operazione antimafia della Dda di Reggio Calabria che ha fato luce su diverse attività illecite del clan, capace di riciclare il denaro proveniente dal traffico internazionale di cocaina anche con l’acquisto di immobili e bar a Roma.
Nel tentare la fuga, Giuseppe Alvaro si è procurato delle ferite aglle gambe e la rottura di in piede ed è stato trasferito in ambulanza al Pronto Soccorso dell’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia. Si trova attualmente piantonato dai poliziotti della Squadra Mobile di Vibo, diretta da Marco De Bartolis. All’operazione di ricerca, condotta dalle 3 della notte in una vasta zona di Monterosso Calabro, nelle Preserre vibonesi, ha partecipato anche personale della Polizia di Stato di Reggio Calabria.
L’arresto è avvenuto in agro di Monterosso Calabro. Alvaro, detto “Peppazzo”, sarebbe ai vertici della cosca ominoma, detta “carni i cani”, operante a Sinopoli con proiezioni in Lazio ed all´estero. Era il latitante più longevo della Piana di Gioia Tauro, essendo colpito dall´ordinanza di custodia cautelare in Carcere del febbraio 2009, emessa dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, nell´ambito dell´operazione “Virus”, condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria.
Il ricercato è stato catturato dopo lunghi servizi di osservazione svolti in un´ampia zona rurale. Al momento dell´irruzione eseguita in un frantoio, Alvaro ha tentato la fuga lanciandosi da una finestra, ma poco dopo è stato raggiunto dagli agenti che lo hanno bloccato e ammanettato. Dopo le rocambolesche fasi della cattura, l´arrestato è stato trasportato all’ospedale di Vibo Valentia per essere sottoposto ad intervento chirurgico, perchè, tentando la fuga dal frantoio, ha riportato la frattura scomposta della caviglia.
L’arresto è conseguenza dell’attività investigativa della Squadra Mobile di Reggio Calabria finalizzasta alla cattura del padre di Alvaro, carmine, 63 anni, latitante dal 9 giugno 2003 al 18 luglio 2005, condannato dalla Corte di Appello di Reggio Calabria, per associazione mafiosa, quale promotore, organizzatore e capo dell’omonima cosca mafiosa. In tale contesto era emerso un ruolo di assoluto rilievo di Giuseppe Alvaro nell´organigramma del clan.
Gli affiliati eseguivano puntualmente ed immediatamente le sue direttive d anche, perchè, probabilmente, secondo gli inquirenti, ne riconoscevano il ruolo di portavoce del padre. Gli incontri con il padre, dunque, erano, secondo gli inquirenti, vere e proprie riunioni per stabilire le attività illecite della cosca e per ricevere le direttive del boss latitante.
Giuseppe Alvaro si era sottratto alla cattura insieme al cugino Paolo Alvaro, 51 anni, catturato lo scorso 20 novembre a Melicuccà dai Carabinieri. Annovera diversi precedenti per associazione mafiosa, ricettazione, furto, rapina, truffa, riciclaggio, violazioni della legge sulle armi, favoreggiamento personale e procurata inosservanza dei provvedimenti a suo carico.
E’ stato condannato, con rito abbreviato, alla pena di otto anni di reclusione 8mila euro di multa dal gup del Tribunale di Reggio Calabria. La sentenza di condanna è stata confermata dalla Corte di Appello di Reggio Calabria. (21.07.16)
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