http://www.pupia.tv - Taranto - Blitz a Taranto, in manette clan mafioso. Sono 33 le persone arrestate stamattina dalla Polizia di Stato, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, estorsione aggravata dal metodo mafioso, rapina aggravata, detenzione illecita di armi clandestine, danneggiamento aggravato dal metodo mafioso e altro.
Le indagini, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Lecce, hanno preso il via dopo la scarcerazione di Cosimo Di Pierro, finito ai domiciliari per motivi di salute, con facoltà di allontanarsi solo ed esclusivamente per esigenze di vita primarie.
Ma come accertato dagli investigatori con intercettazione ambientale e telefonica, sin dalla sua scarcerazione, l'uomo aveva dichiarato di volersi "impossessare della città" e ricostruiva, a tal fine, una vera e propria organizzazione criminale che poteva contare su una continua disponibilità di armi ed esplosivi e che aveva la capacità di imporre il 'pizzo' a commercianti e spacciatori dei quartieri "Borgo" e "Solito".
Di Pierro, secondo gli inquirenti, poteva contare su numerosi giovani "fedelissimi" che ne rappresentavano il braccio armato. Per rafforzare il legame tra i sodali, come emerso dalle attività tecniche, erano previste anche cerimonie di iniziazione e di affiliazione, sulla falsariga dei rituali di matrice 'ndranghetista, da cui ne mutuavano anche il gergo.
In particolare, il rituale praticato era articolato in più fasi: vi era una prima fase in cui veniva recitato, come una litania, il testo propiziatorio, contenente i canonici riferimenti a Mazzini, Garibaldi e Lamarmora, seguito poi dalla "punciuta", cioè il rito della puntura dell'indice della mano, con il sangue che viene adoperato per imbrattare un'immaginetta sacra a cui viene dato fuoco. Il sodalizio, inoltre, interagiva con altre consorterie criminali locali.
I poliziotti, guidati dal questore Stanislao Schimera, hanno anche intercettato il presunto capoclan Cosimo Di Pierro che diceva ai suoi presunti affiliati: "La città è nostra". Frase questa, secondo gli investigatori, che conferma che il clan aveva il controllo indiscusso delle attività illecite nel capoluogo tarantino. Durante le indagini sono state sequestrate diverse armi, droga e reperti archeologici. (21.06.16)
Le indagini, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Lecce, hanno preso il via dopo la scarcerazione di Cosimo Di Pierro, finito ai domiciliari per motivi di salute, con facoltà di allontanarsi solo ed esclusivamente per esigenze di vita primarie.
Ma come accertato dagli investigatori con intercettazione ambientale e telefonica, sin dalla sua scarcerazione, l'uomo aveva dichiarato di volersi "impossessare della città" e ricostruiva, a tal fine, una vera e propria organizzazione criminale che poteva contare su una continua disponibilità di armi ed esplosivi e che aveva la capacità di imporre il 'pizzo' a commercianti e spacciatori dei quartieri "Borgo" e "Solito".
Di Pierro, secondo gli inquirenti, poteva contare su numerosi giovani "fedelissimi" che ne rappresentavano il braccio armato. Per rafforzare il legame tra i sodali, come emerso dalle attività tecniche, erano previste anche cerimonie di iniziazione e di affiliazione, sulla falsariga dei rituali di matrice 'ndranghetista, da cui ne mutuavano anche il gergo.
In particolare, il rituale praticato era articolato in più fasi: vi era una prima fase in cui veniva recitato, come una litania, il testo propiziatorio, contenente i canonici riferimenti a Mazzini, Garibaldi e Lamarmora, seguito poi dalla "punciuta", cioè il rito della puntura dell'indice della mano, con il sangue che viene adoperato per imbrattare un'immaginetta sacra a cui viene dato fuoco. Il sodalizio, inoltre, interagiva con altre consorterie criminali locali.
I poliziotti, guidati dal questore Stanislao Schimera, hanno anche intercettato il presunto capoclan Cosimo Di Pierro che diceva ai suoi presunti affiliati: "La città è nostra". Frase questa, secondo gli investigatori, che conferma che il clan aveva il controllo indiscusso delle attività illecite nel capoluogo tarantino. Durante le indagini sono state sequestrate diverse armi, droga e reperti archeologici. (21.06.16)
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