"TTIP e rischi per l'economia locale": il video della conferenza-dibattito svoltosi a Barletta

  • 9 anni fa
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► Iscriviti al nostro canale! » http://goo.gl/LaCpB3 Lunedì 20 luglio alle ore 20.00 presso il Colibri American Bar a Barletta semplici cittadini si sono dati appuntamento alla conferenza-dibattito "TTIP e rischi per l'economia locale" con Domenico Di Leo (Stop TTIP Puglia) e Gianni Fabbris (movimento Altragricoltura). L'incontro è stato organizzato dal Collettivo Libertario "Rivoltiamo la Terra" e moderato da Francesco Scatigno. A parte una telecamera di VideoAndria.com che ha registrato l'intero incontro, non è stata registrata la presenza di nessun media locale. Episodio curioso visto che l'argomento risulta molto importante, soprattuto nei confronti del futuro dei piccoli imprenditori locali, che potrebbe facilmente essere compromesso dalle grosse multinazionali.

L'incontro è stato una buona occasione per capire cos'è il Trattato Translatantico per il Commercio e per gli Investimenti e per comprendere l'impatto che potrebbe avere sull'economia locale.

Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (in inglese Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP), inizialmente definito Zona di libero scambio transatlantica (Transatlantic Free Trade Area, TAFTA), è un accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziato dal 2013 tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America. Dopo una lunga impasse, l’8 luglio il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con le raccomandazioni alla Commissione Ue sulla conduzione dei negoziati relativi al TTIP iniziati nel 2013 (Trattato di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti). La risoluzione – approvata con 436 voti favorevoli, 241 voti contrari e 32 astensioni – è frutto del compromesso raggiunto dai due principali gruppi, socialdemocratici e popolari, sul punto di maggior contestazione, quello relativo alla clausola per la risoluzione dei contenziosi tra investitori stranieri e Stati (Investor-State Dispute Settlement – ISDS). (Fonte).

L’obiettivo proposto è quello di integrare i due mercati, riducendo i dazi doganali e rimuovendo in una vasta gamma di settori le barriere non tariffarie, ossia le differenze in regolamenti tecnici, norme e procedure di omologazione, standard applicati ai prodotti, regole sanitarie e fitosanitarie.

L'accordo da l'impressione che l'UE e Governo USA, vogliano costruire un blocco geopolitico offensivo nei confronti di Paesi emergenti come Cina, India e Brasile creando un mercato interno tra noi e gli Stati Uniti le cui regole, caratteristiche e priorità non verranno più determinate dai nostri Governi e sistemi democratici, ma modellate da organismi tecnici sovranazionali sulle esigenze dei grandi gruppi transnazionali. Queste alcune osservazioni dal sito http://stop-ttip-italia.net :

I soliti “tecnici” che “rubano” il potere alla politica.
Infatti. Il Trattato prevede l’introduzione di due organismi tecnici potenzialmente molto potenti e fuori da ogni controllo da parte degli Stati e quindi dei cittadini. Il primo, un meccanismo di protezione degli investimenti (Investor-State Dispute Settlement – ISDS), consentirebbe alle imprese italiane o USA di citare gli opposti governi qualora democraticamente introducessero normative, anche importanti per i propri cittadini, che ledessero i loro interessi passati, presenti e futuri.

Le aziende citerebbero gli Stati in tribunale.
Non solo; le vertenze non verrebbero giudicate da tribunali ordinari che ragionano in virtù di tutta la normativa vigente, come è già possibile oggi, ma da un consesso riservato di avvocati commerciali superspecializzati che giudicherebbero solo sulla base del trattato stesso se uno Stato – magari introducendo una regola a salvaguardia del clima, o della salute – sta creando un danno a un’impresa. Se venisse trovato colpevole, quello stato o comune, o regione, potrebbe essere costretto a ritirare il provvedimento o ad indennizzare l’impresa. Pensiamo ad un caso come quello dell’Ilva a Taranto, o della diossina a Seveso, e l’ingiustizia è servita.

Una giustizia “privatizzata”, insomma.
Non è l’unica questione. Un altro organismo di cui viene prevista l’introduzione è il Regulatory Cooperation Council: un organo dove esperti nominati della Commissione UE e del ministero USA competente valuterebbero l’impatto commerciale di ogni marchio, regola, etichetta, ma anche contratto di lavoro o standard di sicurezza operativi a livello nazionale, federale o europeo. A sua discrezione sarebbero ascoltati imprese, sindacati e società civile. A sua discrezione sarebbe valutato il rapporto costi/benefici di ogni misura e il livello di conciliazione e uniformità tra USA e UE da raggiungere, e quindi la loro effettiva introduzione o mantenimento. Un’assurdità antidemocratica che va bloccata, a mio avviso, il prima possibile.

Per chi è allora vantaggioso il TTIP?
Il ministero per lo Sviluppo economico ha commiss