Cucula, una start up di clandestini

  • 9 anni fa
Questa è la storia di Ali, Maiga, Malik, Moussa e Saidou. Siamo a Berlino.

Cinque uomini si fanno chiamare “Cucula”, che significa: “Prendersi cura uno dell’altro”.
Parlano Hausa, la lingua usata in alcune parti dell’Africa e scappano dai conflitti e dalla povertà: Ali, Maiga, Malik, Moussa e Saidou arrivano da Mali e Nigeria.
Passano per il Mediterraneo e approdano a Lampedusa, in Italia. Era il 2011.

Moussa Usuman, allievo artigiano e designer, Cucula Berlino:
“Questa è la mia storia, sí, perchè io vengo da Lampedusa come questo legno. Questa è la mia storia”.
Viaggiando verso nord, arrivano in Germania, a Berlino, dove le loro speranze di lavoro e di una casa vanno in frantumi.

Hanno vissuto anni per strada, con sogni infranti, senza lavoro e senza casa. Ma, adesso, hanno una nuova prospettiva:==“Cucula”==.
L’idea si basa su una start up fatta da profughi, per imparare a costruire sedie di legno.
Sedie molto speciali, fatte con i relitti delle imbarcazioni usate per i via

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