Sarajevo Film Fest: venti anni di cinema dentro la storia

  • 10 anni fa
Sarajevo ha festeggiato i venti anni del suo Film Festival. Nato durante il conflitto, l’appuntamento del cinema bosniaco si è conquistato nel tempo un ruolo internazionale di primo piano. Questa edizione ha reso omaggio al regista inglese Michael Winterbottom, uno dei primi a realizzare un film che racconta la guerra di Bosnia con Benvenuti a Sarajevo nel 1997.

Tra passato e futuro, il ‘‘Sarajevo Film Festival’‘ rappresenta una finestra importante per i giovani filmaker della regione, come spiega Mirsad Purivatra, direttore del Festival: “L’intera regione ha una nuova generazioni di talenti che parlano di cose nuove, la guerra si sta mettendo piano piano alle spalle, soprattutto nella ex Jugoslavia. Raccontiamo una fase di transizione, problemi familiari, le difficoltà della nuova generazione e le sfide che ci aspettano.” Tra gli ospiti d’onore di questa edizione c‘è stata anche Annie Leibovitz, fotografa statunitense di origini ebraiche che ha realizzato un reportage sulla città durante la guerra. “A Sarajevo convergono tante energie, sapete qual era il volto della città dopo la guerra, ma come sempre dopo un incendio spuntano i fiori e l’erba torna a essere verde. La città è tornata a vivere, è una sensazione molto diversa perché all’epoca era animata da un senso eroico. È un privilegio essere qui’‘, spiega Annie Leibovitz.

Il concorso comprendeva nove lungometraggi. La giuria presieduta dal grande cineasta ungherese Bela Tarr ha premiato il film turco ‘‘Song of My Mother’‘, opera di debutto presentata in prima mondiale e diretta da Erol Mintas, che affronta in chiave intimista la questione curda. Il premio di miglior attore è andato all’attore turco Feyyaz Duman, protagonista del film. Nella pellicola un insegnante e scrittore curdo è alla prese a Istanbul con l’anziana madre che cerca una vecchia canzone popolare e sogna di tornare nel villaggio dal quale è scappata vent’anni prima.
‘‘Il film parla di una famiglia curda che vive in Turchia. Sono raccontati alcuni fatti vissuti dai curdi in anni recenti affinché non si ripetano più’‘, dice il regista Erol Mintas.

‘‘La lingua curda non si insegna a scuola, quindi è stato molto difficile scrivere in curdo usando la lingua in modo professionale come conviene alla scrittura. Questa è stata la mia prima esperienza nella stesura di un testo in curdo ma se ci hanno premiato significa che abbiamo fatto un buon lavoro’‘, commenta Feyyaz Duman.

Al film ‘‘Brides’‘, della regista caucasica Tinatin Kajrishvili, è andato il premio speciale della giuria e il riconoscimento di miglior interprete femminile a Mari Kitia. Il film narra una storia d’amore e di separazione tra la bella sarta Nutsa e Goga che ha sette anni da scontare in carcere.

‘‘La pellicola prende spunto da una vicenda personale e per questo è stata molto difficile da realizzare. Mio marito è stato in prigione per 6 anni’‘, spiega la regista Tinatin Kajrishvili.

Premiato anche il cortometraggio ‘‘The Chicken’‘ di Una Gunjakuna, co-produzione tedesco-croata.

La pellicola racconta di una bambina che vive a Sarajevo durante la Guerra di Bosnia. Selma, questo il nome della bimba, riceve come in dono per i suoi sei anni una gallina. Quando capisce che la gallina sarà uccisa per dare da mangiare la famiglia, la libera, ignorando le conseguenze.

Il Sarajevo Film Festival ha ospitato 247 film da quasi 60 Paesi durante nove giorni di rassegna. ‘‘Nato venti anni fa per mantenere viva la cultura nella capitale bosniaca, oggi il Festival è uno dei più prestigiosi del sud-est Europa, in grado di promuovere le pellicole di questa regione a livello internazionale’‘, spiega Wolfgang Spindler, inviato di euronews a Sarajevo.

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