Egitto, reporter Al Jazeera vittime di divergenze tra Cairo e Qatar

  • 10 anni fa
“Uno schiaffo alla libertà di espressione”, ecco come la stampa internazionale ha commentato la condanna dei tre giornalisti di Al Jazeera da parte di un tribunale del Cairo.

“E’ un attacco a questa professione! E il giornalismo non è un crimine!” – affermava il collega Andrew Thomas durante una manifestazione di protesta a Sidney, un paio di mesi dopo l’arresto di Mohamed Fhamy, Peter Greste e Baher Mohamed, lo scorso dicembre. Iniziative come questa si sono svolte non solo in Australia, da dove proviene Greste, ma anche a Gaza e a Istanbul.

Dalle informazioni filtrate, sembra che tra le prove a carico presentate dalla procura egiziana ci sia materiale video che nulla ha a che vedere con il caso, come un documentario della BBC realizzato in Somalia.

Un quarto giornalista di Al Jazeera, Abdullah al Shamy, è stato liberato la settimana scorsa per ragioni mediche. Da 130 giorni era in sciopero della fame. In un video messaggio denunciava: “Facevo soltanto il mio lavoro di reporter, le autorità egiziane ne erano a conoscenza, e mi hanno tenuto in prigione per 266 giorni”.

Fin dall’inizio, il network del Qatar ha fatto appello ai media internazionali affinché mantenessero i riflettori accesi sulla vicenda. “Vorremmo che i nostri colleghi fossero immediatamente rilasciati – diceva a gennaio il corrispondente Bernard Smith – Stanno semplicemente facendo il loro lavoro, coprendo l’attualità politica in Egitto, in modo equilibrato e nel rispetto dei vari punti di vista”.

Secondo molti, i tre giornalisti sono vittime di un contenzioso tra il governo egiziano e quello del Qatar. L’estate scorsa, le autorità del Cairo accusarono il servizio in lingua araba di Al Jazeera di fare propaganda per la Fratellanza musulmana.

Tra i più accesi sostenitori del deposto presidente egiziano Mohamed Morsi, il Qatar ha duramente criticato la repressione decretata contro i membri della Fratellanza, considerata in Egitto alla stregua di un’organizzazione terroristica.

Ma non è soltanto Al Jazeera a sollevare dubbi sui metodi della nuova dirigenza egiziana, che ricordano molto quelli in voga nel regime di Hosni Mubarak.

Il verdetto contro i tre reporter segue di un giorno le condanne a morte emesse per oltre 180 Fratelli musulmani, incluso il loro leader spirituale, Mohammed Badie.