La Spagna a metà strada tra monarchia e repubblica

  • 10 anni fa
Ai comizi organizzati da Podemos, il partito che è planato sullo scenario politico spagnolo prima delle elezioni europee, hanno partecipato cittadini di tutte le età.
La formazione ha recuperato lo spirito del movimento degli indignati, che avevano iniziato a manifestare contro politica e banche nel maggio del 2011.
Nato alal vigilia delel europee, il partito è entrato di a Strasburgo con l’8% dei voti, conquistando 5 seggi.

Podemos non prende posizione nel dibattito che oggi divide la Spagna: monarchia o repubblica, ma i suoi elettori hanno le idee chiare:

“Fino a questo momento non mi sono sentita rappresentata dalla monarchia, perché non ho eletto io i reali. Preferire poter scegliere la forma dello Stato”.

L’abdicazione di re Juan Carlos ha dato un colpo d’acceleratore al dibattito.

La Costituzione spagnola prevede la monarchia.

Per cambiare la forma dello Stato, tra gli altri requisiti, è prevista la maggioranza dei 2/3 del parlamento, cui seguirebbe lo scioglimento delle camere.

Processo che non avrà luogo in un futuro prossimo, la settimana scorsa l’85% del parlamento ha votato la legge che consente la successione al trono di Filippo di Borbone.

Pablo Iglesias, fondatore di Podemos, ritiene necessario il referenudm.

“Non si tratta di un dibattito sulla forma dello Stato, ma sulla maturità del popolo spagnolo che deve decidere se rimanere sotto la tutela di un élite che decide quale ristorante riservare, piuttosto che interrogare i cittadini su questioni fondamentali”.

I conservatori così come la maggioranza dei socialisti sono favorevoli alla monarchia.

Miguel Arias Cañete, ex ministro del partito popolare:

“In Spagna, c‘è stato un vasto consenso nel 1977 sulla Costituzione, che è stata varata nel 1978. Ci ha dato anni di libertà, pace e prosperità.
Una stabilità politica insperata per la Spagna abituata a grandi turbolenze nelle transizioni da un regime politico a un’altro”.

Ramón Jáuregui, ex ministro socialista:

“Ci vuole un certo consenso, non si può cambiare la forma dello Stato solo perché il 50% dei cittadini vuole questo. Per farlo ci vuole una vera domanda, una netta maggioranza e al momento non c‘è in Spagna”.

Ci troviamo nel quartiere di Vallecas, a Madrid, per la paella repubblicana organizzata da un’organizzazione culturale.

Tra gli altri, è presente il socialista, José Antonio Pérez Tapias, convinto sostenitore della via repubblicana per la Spagna.

“Nel nostro partito, la memoria repubblicana è ancora molto forte. Nel dibattito che è seguito all’abdicazione del re, penso che la nostra identità repubblicana debba essere fortemente sostenuta. In questo caso, ci si deve dare la possibilità di indire un referendum sulla forma dello stato. E questo deve avvenire con un regolare processo costituzionale. Ci vuole pertanto un dibattito in parlamento e un dibattito pubblico”.

Gli anni della seconda repubblica restano un periodo di grande fermento in Spagna che portò alla guerra civile nel 1936 e a 40 anni di dittatura.

Lo storico Juan Pablo Fusi:

“Tra le grandi riforme da riconoscere al periodo repubblicano è l’autonomia alla Catalognala, la riforma terriera, quella militare.
Il grande errore, forse e paradossalmente, vista da una prospettiva odierna, è stata la politica secolare, che è stata osteggiata da tutti i cattolici che costituivano la maggioranza in Spagna.
Nel 1931 il grande problema era la monarchia e la soluzione, per quella stessa democrazia, nel 1975-1978 è stata la monarchia”.

Stando a diversi sondaggi, il 60% degli spagnoli pensa che prima o poi si dovrà tenere un referendum. Oltre il 70% crede che Filippo sarà un ottimo sovrano.

Il sostegno alla monarchia è trasversale ai partiti politici.

Tra i sostenitori della Repubblica, molti gruppi sono legati al movimento degli indignati, che ha chiesto ai cittadini dire la loro simulando un referendum.

Gli scandali, che recentemente hanno investito la casa reale, hanno ne hanno influenzato il gradimento presso l’opinione pubblica, crollato prima dell’abdicazione a 3,70 punti su 10 contro i 7.5 del 1994.

Marcela Martinez, euronews:
“L’abdicazione di Juan Carlos ha migliorato l’immagin della monarchia, che avrebbe adesso 20 punti di vantaggio sulla repubblicam 55 a 35.
Ma il dibattito è comunque un altro: avere la possibilità di decire nel segreto dell’urna, la forma dello stato”.