Mondiali e prostituzione minorile. Business all'ombra del pallone

  • 10 anni fa
Lontano dagli stadi che in Brasile ospitano la Coppa del Mondo, Thiago e i suoi compagni hanno trovato qui un barlume di speranza. Il calcio è una delle alternative alla strada che l’associazione Barraca da Amizade propone ai giovani dei quartieri disagiati di Fortaleza, capoluogo della regione di Ceara, nel nord-est del Paese.

“Il calcio è molto importante per me – ci dice Thiago -. E’ tutta la mia vita”.

Il calcio è infatti quanto ha permesso a Thiago di uscire dalla spirale in cui qui spesso scivolano molti suoi coetanei, a cui mancano sbocchi e opportunità.

“Passano il tempo in strada, perché non hanno nulla da fare – dice sua madre -. Ed è così che poi finiscono nella droga. Il risultato è poi che molti di loro vanno a rubare”.

L’impegno delle associazioni è ben lontano dall’esser risolutivo. Appena una goccia, nel mare dei problemi di comunità come questa.

“Le politiche sono fragili e i mezzi lasciano a desiderare – dice Ivannia Andrade, una delle operatrici della Barraca da Amizade -. Basta entrare in contatto con queste comunità per comprendere quanto sia complessa la situazione. La realtà qui è molto diversa da quella sulla costa, che pure nasconde un diffuso sfruttamento sessuale. Molti adolescenti e molti bambini scappano da qui per andare a prostituirsi laggiù, dove c‘è più movimento”.

Basta che sulle spiagge che costeggiano il centro della città scende la notte per capire cos‘è che vale a Fortaleza una triste reputazione: quella di capitale brasiliana del turismo sessuale e di cruciale piazza dello sfruttamento dei minori.

La folla che si assiepa nei locali notturni, alimentando il fenomeno, è inoltre destinata a moltiplicarsi con i flussi turistici portati dalla Coppa del Mondo.

Per l’occasione, le autorità prevedono che in Brasile arriveranno oltre 3,5 milioni di visitatori. E questo rischia di complicare ulteriormente il quadro.

Antonia Lima coordina un centro ministeriale di sostegno alla gioventù.

“Lo sfruttamento sessuale è un crimine spesso complesso – ci dice -. Coinvolge una filiera estremamente ramificata, che conta soggetti nel settore del turismo, delle strutture ricettive, delle compagnie di taxi… Non sfuggono neanche gli stessi rappresentanti dello Stato: poliziotti, responsabili dei servizi pubblici funzionari”.

Per allontanare il fenomeno dagli sguardi del mondo e preservare la vetrina del calcio, alle prostitute è stato vietato di avvicinare il nuovo stadio. E’ tuttavia proprio qui che incontriamo Daiana. Ha 17 anni e dice che di minori come lei, qui, ce ne sono molti.

“Ci sono molti poliziotti che vengono spesso a molestarci – racconta -. Vogliono prenderci i soldi, abusare di noi. Perché ci lascino in pace e ci permettano di restare qui, siamo costrette ad andare con loro”.

Numerosi motel spesso chiudono un occhio e aprono le porte anche a clienti accompagnati da minori. La rete della prostituzione e dello sfruttamento minorile ha però già elaborato nuove e più sofisticate formule.

“Gli stranieri che vengono per il turismo sessuale, ormai, non vanno neanche più negli hotel – spiega Brigitte Louchez, responsabile della Barraca da Amistade – . Quanto fanno è piuttosto acquistare un ‘pacchetto completo’, che comprende una casa sulla spiaggia e delle accompagnatrici di loro scelta. Arrivano quindi su una spiaggia, trovano una confortevole soluzione per l’alloggio e delle prostitute che li attendono. Situazioni che sono molto difficili da smascherare”.

Dall’Associazione delle prostitute di Ceara dicono poi che a complicare ulteriormente la lotta al traffico di minori è anche un altro fenomeno.

“Il problema non sono soltanto gli stranieri che vengono a cercare i bambini – dice la coordinatrice, Alice Oliveira -. No, non c‘è solo questo. Il problema è anche la connivenza di molte famiglie povere, che non hanno altro se non dei bellissimi bambini e delle bellissime bambine. Capita quindi che siano
direttamente coinvolte nel giro della prostituzione. Sono le stesse famiglie che vengono pagate, che ricevono una serie di vantaggi. E così finiscono per tacere”.

Una campagna di sensibilizzazione, in parte finanziata anche dall’Unione Europea, è stata lanciata in occasione della Coppa del Mondo. Fra i promotori, gli stessi servizi
brasiliani che sponsorizzano anche un programma di reinserimento per giovani che hanno abbandonato la prostituzione.

A gestirlo è l’associazione Vira Vida, che lamenta però una battaglia contro i mulini a vento di un sistema, che spesso vanifica gli sforzi compiuti sul campo.

“Alcuni casi riescono ad emergere, ad essere denunciati – dice Ana Isabel Cabral, coordinatrice locale del programma -. Alla fine, però, si perdono per strada o vengono archiviati, con il risultato che i responsabili non vengono puniti. Purtroppo la nostra è una società maschilista e da molti lo sfruttamento sessuale non è neanche considerato un crimine”.

Stime formulate dalla polizia brasiliana, quantificavano nel 2011 in circa 250.000 i minori esp