L'Armata Rossa vince sugli Stati Uniti

  • 10 anni fa
Cannes è il luogo degli incontri incredibili come quello con Gabe Polsky autore di “Red Army” (Armata Rossa) sugli scambi socioculturali all’epoca dell’Unione Sovietica nel quadro delle squadre nazionali di hockey su ghiaccio.

Il film, fuori competizione, suscita opinioni contrastanti al riguardo dell’eroe della pellicola, il capitano del team sovietico, “Slava”, Fetisov.

Polsky, anche lui giocatore di hockey si è interessato alla differenza di stile fra il cadenzato gioco dei russi rispetto a quello degli americani.

Gabe Polsky, regista:
“Certo che preferivo il nostro stile di gioco in un quadro di un hockey che evolve su un altro livello e che realmente ha colto il mio interesse per l’Unione Sovietica e le mie radici, oltre all’interesse per questo sport che volevo esplorare per andare oltre”.

Fetisov, reclutato nei pulcini della Red Armi fin da 8 anni e poi diventato giocatore della squadra ripercorre la sua vita e la carriera del team che aveva stracciato la compagine statunitense alle olimpiadi del 1980 in America. E’ stato poi uno dei giocatori che ha continuato dopo la stagione conclusiva del comunismo ed è stato ministro dello sport sotto Putin. Non voleva pero’ partecipare al film.

Viachaslav Fetisov, ex giocatore di hockey:
“Gabe Polsky è stato un ragazzo prodigio ed ha cercato di farmi lavorare nel film fin dall’inizio. Non volevo. Tuttavia la prima volta che ci siamo visti per 15 minuti abbiamo subito parlato davanti alla telecamera , un tempo che poi è diventato di 6 ore e si è parlato di tutto della squadra, della situazione politica
e non solo. Ci chiamavano le “macchine rosse” eppure prima di tutto noi eravamo degli esseri umani”.

Viaggio sportivo, politico, sociale e umano allo stesso tempo, “Red Army” è una riflessione divertita ma mai ridanciana dell’ultimo periodo della Guerra Fredda.