Gheddafi Jr: "Tardi per la no-fly zone. La Libia è nostra"

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No-fly zone o meno, è ormai troppo tardi. Saif Al-Islam considera il tempo scaduto. “Qualunque decisione prenda la comunità internazionale – dice il secondogenito di Gheddafi – fra 48 ore avremo riconquistato il Paese”. Poi una stoccata al presidente Sarkozy, che per primo ha riconosciuto il Consiglio di transizione dei ribelli: “Siamo stati noi a finanziare la sua campagna presidenziale e ne abbiamo le prove”. La nostra intervista esclusiva.

Riad Muasses, euronews:
“Fin da prima dei recenti avvenimenti, lei si è proposto come “il volto nuovo della Libia riformista”. Qual è, oggi, il progetto riformista che propone a chi protesta contro il governo di Tripoli?”.

Saif al-Islam Gheddafi:
“Come avete visto, nelle ultime due settimane, non abbiamo assistito a semplici manifestazioni di piazza, ma all’intervento di milizie armate che terrorizzano la gente, uccidono, impiccano le persone. Avete visto come ad Al Baida hanno giustiziato i poliziotti, a Darna impiccato la gente ai ponti della città, a Misurata dato fuoco a un uomo sulla pubblica piazza… Questa gente non crede al dialogo, né ai diritti dell’uomo e tantomeno alla democrazia. Sono criminali, e per fortuna sono loro stessi a scattare le fotografie e girare i video, che testimoniano le loro atrocità.
Ora il popolo libico si è rivoltato per difendere la sua terra e il suo paese. Ogni volta che il nostro esercito libera una città, la gente scende in strada festante per celebrare una nuova vittoria. Il popolo libico è unito contro i ribelli e i terroristi. Nello stesso esercito ci sono numerosi volontari che si sono impegnati a combattere. Le riforme politiche le porteremo avanti una volta che avremo ristabilito la pace e la normalità nel paese. Già prima eravamo pronti a fare delle riforme, introdurre una nuova costituzione, aprire a più libertà. Ora è però il tempo di combattere contro questi terroristi per liberare la Libia”.

euronews:
“Ritiene comunque che il paese abbia bisogno di importanti riforme…”.

Saif al-Islam Gheddafi:
“Sì, su questo siamo d’accordo. In questo momento, però, se si parla con la gente, quello che chiede è anzitutto una cosa: la sicurezza. Inutile, ora, parlare di infrastrutture e nuovi progetti, perché la popolazione ha vissuto il terrore che hanno seminato le milizie ribelli. Da qui la richiesta del popolo di ristabilire al più presto la pace e la sicurezza, che sono ora la nostra priorità. Le riforme verranno poi, una volta tornata la calma nel paese. Tra una settimana, due, forse un mese. Il tempo necessario a dare vita a una nuova Libia, governata da una nuova Costituzione e nuove leggi. E’ in questo momento che stiamo assistendo alla nascita della Libia di domani”.

euronews:
“Può confermarci la presenza tra i ribelli, di Al Qaida o di altri gruppi terroristici?”.

Saif al-Islam Gheddafi:
“Per essere chiari, la presenza di Al Qaida era circoscritta alle città di Zawia, Darna e Al Baida. Abbiamo però anche assistito all’apparizione di gruppi di assassini armati e di criminali, che si sono organizzati in milizie e hanno reclutato i giovani. Li avete visti nelle riprese televisive che bevevano alcool, mentre ascoltavano musica a volume altissimo e prendevano droghe. Ci troviamo quindi di fronte a tutti e due i fenomeni: milizie crimininali e gruppi islamici estremisti. Ed entrambi sono nemici del popolo libico”.

euronews:
“Quindi ci sarebbero soltanto milizie e gruppi islamici, non gente che manifesta contro il governo…”.

Saif al-Islam Gheddafi:
“Gli eventi più importanti sono avvenuti a Bengasi, nella città di Bengasi. Nei prossimi giorni ve ne forniremo le prove, con l’evidenza dei video che sono stati girati. Anzitutto ci sono alcuni uomini d’affari che hanno reclutato i lavoratori arabi che si trovano in Libia, chiedendo loro di scendere in piazza. La maggior parte delle persone che hanno manifestato sono egiziani e palestinesi disoccupati. In secondo luogo, può anche essere che a Benghazi ci siano dei contestatori di Gheddafi. Magari anche migliaia, ma su una popolazione che a Benghazi conta un milione e mezzo di abitanti. In Libia ci sono migliaia di persone che non credono in Gheddafi, come ce ne sono migliaia che non credono in Dio. Anche il nostro ex ministro degli esteri è fra questi, e non ha mai fatto mistero del suo ateismo. Ovviamente non possiamo dire che il popolo sia al 100% con Gheddafi”.

euronews:
“Quindi esclude un’influenza degli eventi che si sono prodotti in Egitto e in Tunisia?”.

Saif al-Islam Gheddafi:
“Non è una questione di influenza. Direi piuttosto una specie di moda, simile a quella che hanno seguito i giovani in Europa, durante la contestazione degli anni ’60. Non si deve inoltre dimenticare che ci sono televisioni arabe che stanno conducendo contro di noi una guerra mediatica, a colpi di falsità e menzogne. Ma ora la nostra gente l’ha finalmente capito. Una di queste televisioni ha addirittura detto che il nostro esercito ha attaccato il porto di Mezda. Ma Mezda è una città in pieno d