ENEA VINCENZO SENTENZA DI CONDANNA AL BOSS FRANCESCO BRUNO 21 5 2013

  • 11 anni fa
ISOLA DELLE FEMMINE. Omicidio Enea, condanna a 30 anni per Francesco Bruno
Il Gup Piergiorgio Morosini ha accolto la richiesta del pm Del Bene

La SENTENZA PRONUNCIATA IERI 22 MAGGIO 2013 DAL GIUDICE MOROSINI HA RESTITUITO AI FAMIGLIARI DI VINCENZO ENEA ED AI CITTADINI TUTTI DI ISOLA DELLE FEMMINE LA DIGNITA’ DI ESSERI UMANI , DISPOSTI AD URLARE IL PROPRIO BISOGNO DI VERITA’
LA SENTENZA PRONUNCIATA A POCHE ORE DI DISTANZA DALLE CELEBRAZIONI PER L’ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI CAPACI, AVVENUTA SUL TERRITORIO DI ISOLA DELLE FEMMINE, E’ IL MESSAGGIO LASCIATOCI DA GIOVANNI FALCONE:
“Le idee camminano sulle gambe degli uomini”

Per l’omicidio del costruttore di Isola delle Femmine, Vincenzo Enea, avvenuto nel giugno del 1982 c’è un colpevole. Il gup Piergiorgio Morosini, accogliendo la richiesta del pm, Francesco Del Bene, ha condannato a trent’anni il boss ergastolano Francesco Bruno. La sentenza è stata pronunciata oggi pomeriggio, a conclusione del rito abbreviato che si è celebrato in corte d’Assise. Nella vicenda Enea, riaperta grazie alle testimonianze dei figli della vittima e alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, i familiari del costruttore ucciso sono parte civile, con l’assistenza dell’avvocato Giuseppe Marchì. Nel corso della requisitoria Del Bene ha collegato l’omicidio Enea con un altro fatto di sangue, l’omicidio di Benedetto D’Agostino, caduto sotto i colpi dei killer pochi giorni prima di Enea. Diversamente da quel che accadde per D’Agostino, in cui non ci sono testimoni che possano confermare le accuse dei pentiti, per il secondo delitto c’è la testimonianza del figlio, Pietro Enea, oggi residente negli Stati Uniti, rimasto per anni in silenzio per paura, e che ha deposto un paio di anni fa. Lui ha fornito però elementi soltanto contro Bruno, la cui auto, più o meno all’ora del delitto, era posteggiata nei pressi del cantiere in cui stava lavorando Vincenzo Enea, in via Palermo, a Isola. I familiari di Enea non hanno mai smesso di cercare giustizia. Per questo, quando hanno parlato i pentiti, hanno aggiunto il loro contributo alle attività dei carabinieri, coordinati dal pm Del Bene. Pagando però un prezzo: «Da quando è cominciata questa storia molte persone, qui a Isola, non mi salutano più. È una cosa che proprio non mi va giù, ma io vado avanti, assieme ai miei fratelli», aveva detto uno dei figli della vittima, Riccardo Enea, il mese scorso. Il giudice ha concesso anche una provvisionale di 100 mila euro, ma i familiari in sede civile hanno chiesto 6 milioni di euro e il riconoscimento del padre quale vittima di mafia.
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